Approfondimenti in pillole
Pietro Giuseppe Vella: Il Comitato di Gestione, più sulle strategie meno su pratiche e questioni operative
Il nuovo Comandante della Capitaneria parla del porto e dei principali impegni
di E.L.
- Da alcune settimane Lei è Comandante del Porto di Napoli. Quali sono le azioni che caratterizzeranno il suo comando. In particolare intende introdurre correttivi nell’ambito delle attività di controllo e della sicurezza a mare?
“In questi primi due mesi di Comando ho inteso seguire, secondo un principio di continuità, gli obiettivi e le linee funzionali già svolte in passato dai miei predecessori. Non ho quindi intenzione di introdurre dei correttivi in maniera astratta ma, ovviamente, se le circostanze mi daranno modo di migliorare alcuni assetti, sempre in regime di continuità, interverrò in tutti quegli aspetti necessari attraverso il confronto con le strutture interne, ma anche con le amministrazioni con le quali abbiamo un rapporto privilegiato, al fine di trovare delle misure migliorative.”
- Il Comandante della Capitaneria di porto è uno dei tre componenti il Comitato di gestione dell’AdSP. Quale idea si è fatto delle scelte compiute nei primi due anni di vita del CG? Vi sono degli ambiti nei quali vorrebbe che si intervenisse, ancora non considerati ? In che modo?
“Il Comitato di Gestione portuale è un organismo nuovo che, nello spirito della norma di riforma, rispetto al preesistente comitato portuale, dovrebbe avere una caratterizzazione più strategica, di valutazione e di analisi di tematiche più ampie e non strettamente connesse all’attività amministrativa ed operativa diretta. In tal senso valuto senza dubbio positivamente questo organismo, il cui funzionamento è adesso facilitato dalla presenza più ridotta di amministrazioni, con la presenza delle varie espressioni di interesse del territorio, come la Regione ed il Comune, ma anche di interessi importanti che riguardano le attività nei porti e la necessaria cornice di sicurezza che deve essere garantita. Resta fermo il ruolo centrale del Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale per gli aspetti diretti della gestione delle attività portuali.
Quale elemento che potrebbe essere importante per una valutazione ulteriore, foriera di spunti migliorativi, a mio avviso una linea completa della riforma avrebbe dovuto considerare tra gli atti propri del Comitato di Gestione solo quelli legati a valutazioni ed analisi di ordine generale, con particolare riferimento all’approvazione di piani, programmi e atti generali che riguardano il funzionamento del porto e del suo sistema complesso, senza ridurre una parte di questa attività ad atti amministrativi puri e semplici che potrebbero, in ragione di ciò, eludere la rilevanza di una partecipazione di rappresentati di enti cosi importanti, la cui funzione è ampiamente rappresentata in contesti che non possono essere ridotti a singoli atti amministrativi. In tal senso riterrei che la funzione del Comitato di Gestione dovrebbe essere di analisi preventiva delle questioni ovvero delle varie discussioni che riguardano i singoli atti amministrativi o che riconducono ad atti amministrativi; si dovrebbe deliberare sulla convenienza o meno dell’adozione del tipo di provvedimento, evitando di trasformare quell’incontro di analisi ad un più alto livello in una sorta di conferenza di servizi approvativa, quasi deliberativa, in quanto – secondo il mio punto di vista – non sarebbe aderente alla finalità della riforma portuale.”
- In generale, rispetto ad altri porti che Lei nella sua carriera ha conosciuto, come valuta lo scalo partenopeo in relazione alla città e al ruolo che ha nell’economia del territorio?
“Rispetto alle realtà portuali che ho avuto modo di conoscere nel corso della mia esperienza lavorativa, devo dire che le città di mare, così come tutti i porti, un pò si somigliano. Ovviamente in relazione alle attività economiche dell’entroterra ovvero alle caratteristiche del territorio cui le stesse sono legate per gli aspetti commerciali, si può notare la prevalenza di alcune attività portuali tecnicamente diverse. La differenza che trovo, quindi, sostanzialmente rispetto ad altri porti dove sono stato Responsabile dell’Autorità Marittima, riguarda il tipo di attività prevalenti che caratterizzano ogni scalo. Ad esempio a Civitavecchia l‘attività crocieristica è prevalente rispetto ad altre e l’Autorità Marittima esercita le proprie funzioni predisponendo gli aspetti di vigilanza e controllo prioritariamente sul settore passeggeri. Il porto di Napoli offre tante soluzioni e tantissime alternative e, allo stesso modo, ci sono degli assetti che l’Autorità Marittima deve predisporre in relazione ai propri compiti fondamentali che sono legati alla sicurezza, tra cui la vigilanza sulla viabilità portuale, elemento fondamentale che incide sugli aspetti di movimentazione in porto, il controllo sul naviglio, con l’attività certificativa di flag state ma anche port state control, alla tutela dell’ambiente marino e costiero e all’attività complementare che viene svolta in generale nel corso di funzioni di natura tecnico amministrativa, completando quella svolta dall’Autorità di Sistema Portuale e dalle altre amministrazioni che svolgono attività istituzionale in porto.”