Dalle merci varie ai container: 15 anni di investimenti
TFG: terminal multipurpose
Il Terminal Flavio Gioia è un terminal multipurpose che si sviluppa su una superfice di 33 mila mq. , non sufficiente per accogliere le diverse tipologie di traffico. La soluzione individuata dalla società è stata la suddivisione delle banchine: la banchina n. 48 e n. 49, fondali di circa 10 metri, è stata destinata al traffico delle merci varie; la banchina n. 45 e n. 46, fondali di circa 12,50 metri, al traffico container. Nel 2017 nel settore merci varie al terminal sono stati movimentati 100.382 contenitori in teu e 147.643 tonnellate di merci varie.
“In 15 anni- spiega Roberto Bucci, Amministratore Unico del gruppo Bucci di cui TFG è parte- abbiamo investito oltre 26 milioni di euro. Abbiamo ricevuto una banchina distrutta e l’abbiamo rifatta totalmente. Dalle pavimentazione, al consolidamento, all’allungamento per circa 6 mila mq., al dragaggio dei fondali. Abbiamo realizzato interventi che generalmente non competono ad un concessionario, ma l’abbiamo fatto per valorizzare e rendere produttivo un bene dello Stato”.
Il Terminal si trova nell’area orientale dello scalo partenopeo, nei pressi del piazzale ferroviario (varco Sant’Erasmo), a ridosso dei Depositi “Garolla”, di fianco al Terminal Conateco. L’area, su cui si sviluppano le attività, è organizzata in modo da evitare intralci tre le diverse tipologie di traffico e in modo da assicurare, grazie al potenziamento di mezzi meccanici, una efficiente movimentazione della merce “sfusa” e “containerizzata”. Sono occupati nella società TFG 31 persone.
Prima di raggiungere la sede della società, una palazzina nascosta alle spalle del terminal TFG, passiamo davanti al terminal ferroviario, dove da qualche tempo la società ha ottenuto dall’AdSP la disponibilità di circa 10 mila mq. per lo stoccaggio dei contenitori. Una concessione temporanea, perché in caso di ripresa del traffico su ferro le aree saranno restituite. “Il nostro traffico- dichiara Bucci- è in aumento. E’ dunque indispensabile avere spazi per lo stoccaggio e la movimentazione dei container. Anche noi riteniamo l’utilizzo del ferro importante per la crescita dello scalo e del sistema intermodale. Allo stato, però, non è competitivo con la gomma.”
Ad attenderci in una piccola sala riunioni, è l’assistente di Roberto Bucci, Maria Apicella. “ I mezzi in dotazione sulle banchine- spiega- sono 5 gru Gottwald di portata da 40 ton a 150 ton. con sbraccio a 55 metri per consentire l’operatività delle navi. Abbiamo, inoltre, acquistato 12 carrelli destinati alla movimentazione dei container e 8 per le merci varie. I nostri investimenti sono funzionali all’efficientamento del terminal e alla sicurezza dei lavoratori.”
La spina dorsale del traffico attualmente in corso al terminal è, come tiene a sottolineare Roberto Bucci, il traffico container. “ E’ dal traffico container che traiamo le risorse per gli investimenti che periodicamente effettuiamo per la manutenzione dell’area. Rappresenta il 70% del nostro fatturato. Stiamo invece specializzando l’attività legata alle merci varie nel settore dell’impiantistica sia in import che in export. In generale la nostra strategia è migliorare l’attività in un’ottica, però, di costante innovazione. Per questo abbiamo impegnato 2 milioni di euro per realizzare nell’area del Molo Carmine il nuovo Punto di ispezione frontaliero.”
Il PIF è costituito da una serie di capannoni predisposti per il controllo dei prodotti di origine animale e agricola. E’ gestito dall’ufficio della sanità marittima del porto di Napoli, denominato UVAC, e ad esso afferiscono tutti gli enti preposti ai controlli delle merci. “Siamo l’unica impresa portuale- continua l’Amministratore della società- che si è offerta di realizzare il PIF, ora a disposizione della comunità portuale. L’abbiamo fatto perché è una parte anche del nostro traffico e perché una direttiva della UE impone in ogni porto l’apertura del PIF. Il PIF può essere in un’area comune, come è avvenuto nel nostro scalo o in ogni terminal che ne abbia necessità ”