Demolizioni navali: un’attività difficile che rischia di scomparire
La concorrenza dei Paesi Asiatici mette a dura prova chi opera nel settore
di Emilia Leonetti
E’ una piccola azienda con una tradizione antica. La S.I.O.M.I srl, officina di demolizioni navali, è presente nello scalo partenopeo da oltre 50 anni. La prima denominazione dell’azienda era “Salvatore Palermo snc”, dal 1994 trasformata in S.I.O.M.I srl. In tutto sette dipendenti, di cui tre soci.
La sede è un edificio su due piani, con il piano terra destinato a magazzino/deposito di macchinari e attrezzature, situato quasi in punta al Molo Carmine. Di fronte un bacino galleggiante e tre imbarcazioni in disarmo attraccate sul Molo Martello. L’impresa si occupa, infatti, oltre che di demolizione di navi, anche di custodia temporanea di navi in disarmo (a seguito di fallimento dell’armatore), di demolizione industriale ( capannoni, manufatti in ferro all’esterno del porto).
“La nostra attività– spiega Salvatore Romano, uno dei soci- si svolge per l’80% nel porto di Napoli, per un 20% riguarda la custodia che ci viene affidata su disposizione della Capitaneria di Porto e la rottamazione di materiale ferroso che recuperiamo dagli interventi di demolizione di manufatti industriali. “
Ogni anno la SIOMI demolisce 3-4 navi. Un’attività che richiede, per essere completata, circa 60-90 giorni a nave, ed una notevole professionalità. I passaggi principali nell’esecuzione del lavoro sono tre: la demolizione, che deve essere compiuta da operai specializzati nel taglio con cannello ossipropanico, la rimozione del materiale demolito con la consegna ad un intermediario per il trasporto all’altoforno per la fusione, il recupero del ferro.
“Negli anni passati- dice Romano- abbiamo vinto gare per demolizioni anche in altri porti: dalla Sardegna, alla Sicilia, alla Liguria.” Negli ultimi anni la situazione è mutata, soprattutto per la forte concorrenza di imprese straniere, prevalentemente dell’Asia, che offrono servizi a costi ridotti, spesso sfruttando la manodopera e violando le norme sulla sicurezza. Demolire una nave è un lavoro costoso per tante ragioni: dalla manodopera, ai costi per i controlli sulla sicurezza da parte delle ASL, alla rimozione e al trasporto.
L’intervento su una nave, viene sempre preceduto dalla bonifica degli impianti di bordo che, se inquinanti, vanno rimossi. Grande attenzione, poi, è riposta nelle norme sulla sicurezza che toccano non solo le possibilità di inquinamento, ma anche quella degli operai addetti alla demolizione che devono essere muniti di specifici dispositivi di protezione individuale.
L’attività si effettua in genere sulla banchina su cui è ormeggiata la nave da demolire. Se c’è bisogno di intervenire sullo scafo, si sposta la parte di nave in bacino per completare le operazioni, se è di piccole dimensioni la si sposta sulla terra ferma con una gru dove si completa l’intervento. “ Come le dicevo, abbiamo tre operai specializzati; in caso di necessità, ricorriamo a manodopera esterna. Il punto, e mi duole affermarlo, è che questo tipo di lavoro, nel tempo, andrà soggetto a forti ridimensionamenti.” Forse a scomparire, penso lasciando il Molo Carmine per tornare a Piazzale Pisacane.