In Primo Piano
Il PNRR consentirà di allineare i porti del Sud Italia a quelli del Nord
Gli scenari che si prospettano in tema di intermodalità e di sostenibilità ambientale
di Emilia Leonetti
L’intervista che il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile, prof. Enrico Giovannini ha rilasciato al nostro giornale, conferma la valenza del Piano Nazionale di Resilienza e Ripresa (PNRR) per il Mezzogiorno e per lo sviluppo del sistema portuale: dall’intermodalità al complesso tema della sostenibilità e della transizione in chiave ecologica delle banchine e delle flotte.
- Sig. Ministro l’attenzione di molti, in particolare del cluster marittimo partenopeo, è indirizzata al PNRR in corso di definizione e che è stato presentato a fine aprile all’Unione Europea. Dei circa 3,68 miliardi di euro previsti per potenziare il sistema infrastrutturale e logistico dei porti, la metà sarà destinata al Mezzogiorno. Può, per favore, spiegare la strategia che sottende il piano di potenziamento del sistema portuale e della logistica del Sud e quali sono i progetti che Lei ritiene cruciali per lo sviluppo dell’economia marittima?
“Con gli interventi inseriti nel PNRR potrà essere avviato un percorso di allineamento dei porti del Sud con quelli del Nord Italia permettendo di intercettare nuove rotte commerciali. Ovviamente, i progetti del PNRR che riguardano lo sviluppo dei porti tengono conto anche di quelli già presenti nell’allegato al DEF 2020 #Italiaveloce, cui si aggiungono ora quelli relativi all’ultimo/penultimo miglio ferroviario e stradale, all’accessibilità marittima, all’aumento della capacità portuale e un intervento trasversale sulla resilienza delle infrastrutture ai cambiamenti climatici. La connettività dei porti con le ferrovie è un elemento fondamentale per aumentare la competitività del sistema portuale italiano e va nella direzione della cura del ferro individuata dal Piano Strategico Nazionale della Portualità e della Logistica. Gli interventi “a mare” sono prevalentemente finalizzati al ripristino di infrastrutture degradate e allo sviluppo di nuove per aumentare la competitività e la sicurezza della navigazione.”
- Gli scali del Mezzogiorno movimentano oltre il 42% della merce sul totale nazionale e ben il 62% dell’import-export della merce prodotta viaggia via mare. Restando, pertanto, sul tema degli investimenti indispensabili per migliorare competitività, produttività e capacità dei sistemi portuali di quest’area del Paese, ritiene di ricorrere, come credo anche da Lei anticipato in un’intervista, ai Fondi strutturali europei 2021-2027? Per quali interventi?
“Cercheremo di utilizzare al meglio tutte le risorse disponibili quindi anche quelle dei Fondi strutturali in una programmazione complessiva delle necessità e degli interventi più importanti per il Paese.”
- Sig. Ministro una delle critiche maggiori che alcuni studiosi della questione meridionale rivolgono all’Europa, è l’assenza di una visione euro-mediterranea. Non si riconosce il ruolo strategico che il Mezzogiorno, i suoi porti, potrebbero svolgere nei confronti dell’Africa, ma in generale nei confronti dell’economia marittima generata dai traffici che dall’Estremo Oriente, passando per il canale di Suez, raggiungono il Mediterraneo (il 30% del traffico merci mondiale passa per Mediterraneo). Pensa che il PNRR possa favorire il riconoscimento della centralità del Mezzogiorno nel Mediterraneo e possa rappresentare un primo passo verso la definizione di una politica euro-mediterranea?
“Come ho già sottolineato, con gli interventi infrastrutturali inseriti nel PNRR si è avviato un percorso di allineamento dei porti del Sud con quelli del Nord Italia permettendo di intercettare nuovi traffici nell’area dell’Estremo Oriente e in prospettiva in quella africana. Sicuramente, il rafforzamento delle infrastrutture del Sud sia portuali sia ferroviarie sia stradali è necessario per consentire l’intermodalità di trasporto e per favorire la centralità del Mezzogiorno nel Mediterraneo. Ne beneficeranno tutti i settori se il Paese diventerà la più grande piattaforma logistica al centro del Mediterraneo. Per questo il 56% dei fondi del PNRR relativi al nostro Ministero viene investito nel Sud, a partire dall’alta velocità fino a Reggio Calabria.”
- La Zes campana è stata una delle prime ad essere istituita. Una serie di ritardi (avvio del credito d’imposta), incongruenze nelle procedure per la semplificazione amministrativa, sono alcune delle ragioni che non ne hanno ancora consentito l’avvio. Eppure, come riconosciuto, potrebbe rappresenta uno strumento importante per lo sviluppo economico e occupazionale dei territori. A che punto è l’ipotesi di riforma e di rafforzamento delle ZES? Soprattutto in che cosa dovrebbe consistere?
“Lo sviluppo della portualità necessita anche di un sistema economico ‘retroportuale’ attivo. L’istituzione delle Zes e il loro funzionamento sono uno strumento essenziale per il Sud e la sostenibilità economica e sociale dei territori. Sono necessarie azioni per attrarre gli investimenti su questi territori. Anche qui il tema delle semplificazioni è essenziale per attirare gli operatori interessati ad attività in ambito portuale ed in ambito ZES in una logica di accessibilità, trasparenza e standardizzazione delle procedure.”
- Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile: è una sua scelta significativa e indicativa della sua volontà di introdurre nel nostro Paese modalità di approvvigionamento energetico compatibili con l’ambiente e con le direttive dell’IMO. In un Paese in cui oltre il 60% della merce in import e in export si trasporta via mare, il tema dei combustibili a basso tenore di zolfo (0,50% contro l’attuale 3,50%), il ricorso al GNL, sono temi da affrontare. Per gli armatori si tratta di ammodernare la flotta o di costruire nuove navi, per il Governo di dotarsi di un piano per stabilire dove installare depositi di GNL in accordo con le Autorità di Sistema Portuale e con i territori di riferimento, di prevedere la realizzazione di banchine elettrificate. Cosa ne pensa? In che modo, secondo Lei, si deve procedere? E’ convinto che la strada sia questa o ritiene, come avviene ad esempio in Germania, che la via maestra sia quella di adoperare l’idrogeno?
“Secondo il Rapporto di Energy Union della Commissione occorre costruire un nuovo mercato di gas naturale liquido (GNL) per le flotte navali, visto che oggi non ci sono ancora alternative più “verdi” per questo tipo di trasporto. Oggi sono diversi gli impianti di GNL che si stanno realizzando nei porti italiani proprio per venire incontro alle direttive europee in tema di riduzione delle emissioni. Ma nel PNRR è inserito un investimento significativo per realizzare banchine elettrificate, soprattutto per eliminare le emissioni durante lo stazionamento delle navi nei porti: i progetti per il cold ironing riguardano 45 porti anche di livello regionale.
D’altra parte, bisogna investire sull’idrogeno come combustibile alternativo e il PNRR fa esattamente questo.”
- Sig. Ministro l’ultima domanda la vorrei riservare alle riunioni periodiche con i Presidenti delle Autorità di Sistema Portuale. Come stanno procedendo? Avete definito nella Conferenza di Coordinamento delle AdSP la “roadmap” per i prossimi mesi? In che cosa si sostanzia?
“Da quando mi sono insediato ho immediatamente voluto avviare un confronto con le AdSP tenuto conto dell’importante ruolo che ricoprono nell’economia del Paese, poiché dai porti transita molta parte dell’import-export della merce. Si sono già svolte tre riunioni e intendo proseguire con incontri cadenzati ogni quindici giorni per il resto dell’anno. Ovviamente, tra gli argomenti già trattati e che richiedono ulteriori approfondimenti rientra l’attuazione del PNRR e delle riforme ad esso connesse. Inoltre, abbiamo creato tavoli di lavoro su temi specifici, come il lavoro portuale, i dragaggi, le semplificazioni e i green ports, e ho dato ai Presidenti degli obiettivi sfidanti per il 2021.”