Quattro domande a…
Assoagenti, il Presidente Andrea Mastellone “manca una visione di sistema”
Riforma portuale del 2016: un’ incompiuta. Manca un piano coerente di investimenti nei porti
di Emilia Leonetti
- Presidente Andrea Mastellone partiamo dalla situazione del comparto marittimo campano. I dati dei primi mesi del 2020 segnano valori negativi, nel settore crocieristico -100%, in quello passeggeri – 58,52%, va meglio nel settore del traffico container con un -2,37% e merci -13,82%. Come Presidente degli Agenti Marittimi di Napoli come valuta i dati e come, a suo parere, andrebbe affrontata la crisi.
“E’ evidente che la maggiore flessione si registra nel settore crocieristico. Napoli è un porto che a regime realizzava 1.300.000 crocieristi. Passare da un tale dato a zero è un colpo gravissimo. La stessa cosa vale per i traffici roro a corto raggio verso le isole che hanno subito una flessione considerevole. Le merci si sono difese in considerazione del fatto che buona parte della filiera industriale è indirizzata verso l’agro-alimentare. Questo ha favorito una continuità di importazione di materie prime come granaglie e suoi derivati. Per quanto invece riguarda la movimentazione delle merci, traffico container, l’esportazione di prodotti alimentari ha registrato numeri in leggera crescita.
Il settore che ha risentito maggiormente è stato quello dell’importazione di manufatti dall’Estremo Oriente. A febbraio la Cina era uscita dal periodo dedicato alle festività del Capodanno e si apprestava a riprendere a pieno ritmo la produzione mentre l’Europa entrava nella crisi dovuta al Covid-19. Gli ordini d’acquisto si sono così ridotti cospicuamente e questo ha comportato il dimezzamento delle partenze dalla Cina verso l’Europa per compensare il crollo della domande di trasporto (blank sailings). Gli arrivi in Italia e in Europa si sono ridotti di un 30% (importazione dall’Estremo Oriente). Infine per gli altri manufatti, non containerizzati, devo dire che i terminal multipurpose di Napoli e Salerno, non hanno subito significative flessioni di carico. Anche il traffico dei prodotti petroliferi raffinati ha sostanzialmente mantenuto le posizioni. In conclusione il sistema portuale campano nel traffico merci ha retto, meglio di altri sistemi portuali italiani.”
- Nel complesso i porti di Napoli e Salerno hanno reagito bene alla crisi, a questo punto, dunque, in una fase che definiamo di ripresa, quali iniziative, a suo parere, dovrebbero essere adottate?
“La fase della ripresa per un’economia come quella della Campania che vive soprattutto di turismo, di commercio e della filiera agroalimentare deve puntare a far ripartire in tempi brevi il turismo. Così si riavvierà anche l’intero indotto ad esso collegato e la ricaduta positiva sull’intera economia della regione sarà evidente. Il turismo, è bene ricordarlo rappresenta il 15 % del nostro PIL, circa 250 miliardi di euro a livello nazionale.”
- Soffermiamoci sull’azione dell’AdSP del Mar Tirreno Centrale. L’Autorità ha da qualche settimana avviato il confronto con gli operatori di Napoli, Salerno e Castellammare di Stabia, per valutare insieme le criticità e capire in che modo sostenere il comparto anche verso il Governo e le scelte che sta adottando nei confronti dei diversi settori dell’economia. Qual è la situazione? Come sta procedendo il confronto e quali le principali richieste?
“Gli operatori del nostro sistema, come gli operatori degli altri scali italiani, chiedono un annullamento degli oneri concessori riferiti al 2020. E’ indubbio che, per poter aderire a tale richiesta, c’è bisogno di una normativa nazionale. Non è, infatti, concepibile che ogni Autorità Portuale adotti un proprio comportamento. Ci vogliono delle linee guida nazionali applicabili in maniera uguale ed omogenea a tutte le AdSP. Penso che dovrà essere una cancellazione riferita all’effettivo calo di traffico registrato. Il tavolo serve a raccogliere i numeri, comprendere quali sono i terminal che hanno sofferto maggiormente e decidere in che modo portare le istanze dei porti campani a livello nazionale.”
- Veniamo ora alla proposta emersa, a seguito del lockdown, di destinare i terminal crocieristici ad attività culturali, in generale ripensando la loro funzione e aprendoli alla fruizione da parte dei cittadini. Cosa ne pensa anche in considerazione di quanto affermato da Lei prima e cioè che il settore più colpito è quello delle crociere? Soprattutto in che modo secondo Lei bisognerebbe muoversi nei confronti del Comune, della Sovrintendenza?
“Concordo con quanto proposto, tra gli altri da Tomaso Cognolato, Ad della società che gestisce la Stazione Marittima del porto di Napoli. Sono convinto che la Stazione Marittima e le attività commerciali ad essa collegate devono essere aperte alla città. Non possono sopravvivere contando, esclusivamente, sull’apporto del traffico croceristico.
Il problema è come far arrivare la città alla Stazione Marittima. Auspichiamo che l’apertura della stazione della linea 1 della metropolitana di Piazza Municipio avvenga in tempi brevi. Collegherà la città al waterfront e dunque alla Stazione Marittima. L’apertura della stazione, ma anche la tanto discussa apertura del molo San Vincenzo sostenuta dal Comune di Napoli, rappresenteranno l’occasione, che tanti di noi attendono, di integrare la città con il porto e renderlo uno spazio vivo per i cittadini di Napoli”.
- L’ultima domanda la vorrei riservare al suo ruolo di Presidente degli Agenti Marittimi di Napoli. Qual è il suo programma?
“Il nostro compito è rappresentare gli armatori e, in particolare nel campo del traffico delle merci, fungere da consulenti. Dobbiamo, infatti, suggerire all’armatore le tendenze commerciali del territorio in modo da poterlo indirizzare nelle scelte. A questo aggiungo che lavorerò per rinsaldare i legami tra i componenti della categoria che è stata toccata, come le altre, dalla crisi e collaborare con le altre categorie del cluster marittimo per condividere le problematiche. Vorrei, però, sottolineare un aspetto della legge di riforma del 2016 anche se non c’entra con la sua domanda…”
- Prego dica, qual è l’aspetto della legge del 2016 che l’ha colpita e perché?
“La cabina di regia, che la legge aveva previsto e che avrebbe dovuto rappresentare il luogo delle scelte su scala nazionale, definendo anche in che modo investire, dove, in quali infrastrutture. Dico “avrebbe”, perché purtroppo non è stata mai attivata. Il risultato è che manca un coerente piano di investimenti infrastrutturali nei nostri porti. Proliferano invece i doppioni, soprattutto permangono scelte scollegate da una visione di sistema.”