Attualità
Restauro Immacolatella Vecchia: terminati i lavori, l’edificio del 700 restituito alla città
La scoperta del valore architettonico e storico grazie alla sapiente direzione di Luciano Garella
di Emilia Leonetti
In origine l’edificio, a pianta ottagonale, si trovava su uno scoglio, in mezzo al mare, connesso da ogni lato alla struttura portuale e alla terra ferma da un ponticello. Si sviluppava su due corpi di fabbrica: uno al pian terreno e un secondo al primo piano a cui si accedeva da due rampe di scale con scalini in pietra lavica e balaustra in ferro, una alla destra e una alla sinistra, degli spazi che si aprivano al piano terra. L’edificio, progettato dall’architetto Domenico Antonio Vaccaro, su incarico di Carlo di Borbone, costruito intorno al 1734, era la sede della marina borbonica, dedicato ai controlli sanitari dei marinai e dei passeggeri che giungevano su velieri nello scalo partenopeo. La Deputazione della Salute, questa era la denominazione, si occupava di assicurare, attraverso i controlli, che non vi fossero casi di malattie infettive a bordo delle navi (nel caso si ponevano equipaggio e passeggeri in quarantena) al fine di ridurre i rischi per la popolazione….
Nel mese di maggio del 2019 è iniziato il restauro e la riqualificazione dell’Immacolatella Vecchia. I lavori, sotto la Direzione di Luciano Garella, ex Sovrintendente ai Beni Architettonici e Paesaggistici di Napoli, sono giunti al termine. Poche settimane e l’opera sarà visibile ai napoletani in tutto il suo splendore. Soprattutto si potrà, finalmente, conoscere l’originaria architettura dell’edificio, i suoi colori, i suoi materiali. Il restauro, come spiegherà nel corso della visita al cantiere, Luciano Garella, ha rispettato l’estetica e lo sviluppo filologico della costruzione per valorizzare appieno il monumento settecentesco.
Siamo nel piazzale dell’Immacolatella Vecchia, tra Calata Porta Massa e gli ex Magazzini Generali di Calata Piliero. Il cantiere è ancora aperto. Giuseppe Di Gennaro, Responsabile di cantiere, ci viene incontro, con noi anche Mario Ferraro e Vittorio Pasquino dell’Ufficio Tecnico dell’Autorità Portuale di Napoli. Superato l’ingresso del cantiere, pochi passi e si entra nella parte bassa dell’edificio: un corridoio al centro disegnato da ampie aperture ad arco con inserimenti in pietra lavica, le strette rampe di scale per accedere al primo piano, e sui due lati due ampie sale con alte finestre. Entrando, in una delle due gallerie che compongono il piano terra, si trova la facciata originaria.
“Mentre stavamo lavorando ad opere di consolidamento delle murature – racconta Luciano Garella – e mentre ci accingevamo a rimuovere gli avancorpi del’900, intatte sono comparse le facciate del ‘700. Grazie ai due avancorpi d’inizio ‘900 il prospetto settecentesco si è conservato come avvenuto per la Domus di Pompei. Intendo dire che ha conservato e non distrutto, facendo emergere la configurazione architettonica, i colori, i materiali”.
La sorpresa, forse, maggiore è stato il colore. Non il rosso pompeiano che per decenni è stato l’elemento, per molti, distintivo dell’edificio, ma il color ocra che è divenuto il trait-d’union del restauro. Così come i materiali, oltre al marmo per i gruppi scultorei, soprattutto il piperno, ritrovato nel primo ordine di cornicioni, ma anche usato per le scalinate, per le soglie delle finestre.
“Il mio impegno- precisa il Direttore dei lavori – è stato eseguire il restauro salvaguardando le spazialità originarie, riportando alla luce gli elementi materiali e cromatici, testimoni della fase di fondazione. E lì dove non è stato possibile, utilizzando materiale riferibile a quelli originari. L’intento è stato non solo il recupero artistico ma anche la conservazione e la valorizzazione del patrimonio architettonico dell’edificio.”
Il monumento comprende anche un secondo piano realizzato in epoca ottocentesca, sicuramente di minore interesse, come tiene a precisare Luciano Garella. Complessivamente 1.500 m2, arricchiti da una terrazza al primo piano, rivolta verso la città, sovrastata da gruppi scultorei con al centro una statua della Madonna che dà il nome all’edificio, ed una al secondo piano affacciata sul mare.
Dal corridoio centrale che, come mi fa notare Vittorio Pasquino, grazie ad una sequenza di aperture ad arco produce una sorta di effetto “cannocchiale”, passando per una delle gallerie con i soffitti “a vela”, si sale al primo piano caratterizzato da un ampio salone e da stanze con alte finestre in legno con le soglie in pietra.
I particolari: ogni ambiente, soffitto, apertura, pavimento, ogni scelta è stata dettata, dalla volontà del Direttore Luciano Garella e delle due imprese a cui è stato affidato il compito di eseguire i lavori, di restituire l’originaria bellezza.
“Questo ha significato– spiega il Responsabile di Cantiere, Giuseppe Di Gennaro- non solo eseguire i lavori con la massima attenzione e nel rigoroso rispetto delle indicazioni del Direttore dei lavori, ma anche programmare e organizzare al meglio la forza lavoro sia interna, sia esterna. Mi riferisco ai lavori di impiantistica affidati a ditte specializzate”.
Circa 50 sono state le persone impiegate nel corso dei lavori, con punte anche di 30 persone contemporaneamente, di 25 nei periodi di lockdown. Circa 6 milioni di euro il costo dell’opera.
“Nella realizzazione del restauro e della riqualificazione dell’Immacolatella Vecchia- precisa Luciano Garella- abbiamo considerato prevalente assicurare la qualità estetica dell’intervento e la durabilità dell’opera. Voglio dire che la differenza tra un’esecuzione perfetta e una imperfetta risiede, rispetto al budget, nell’ordine del 5%. Ma determina, grazie ad un’attenta scelta dei materiali, alla cura delle modifiche che si rendono necessarie, la qualità dell’intervento.”
Una volta, dunque, chiuso il cantiere, si porrà la scelta della destinazione d’uso. Su questo il Presidente dell’AdSP del Mar Tirreno Centrale, Pietro Spirito, ha dichiarato: “La destinazione d’uso dell’edificio dell’ Immacolatella Vecchia sarà orientata alla realizzazione di un polo universitario per temi connessi alla economia marittima. Terminati i lavori, l’Ufficio Demanio analizzerà le domande pervenute coerenti con la finalità d’uso definita ed assegnerà la concessione.”