I lavori prevedono l’escavo dei fondali ed il riempimento della cassa di colmata.
E’ ripartito il cantiere per l’escavo dei fondali del porto di Napoli. Il verbale di ripresa dei lavori è stato consegnato al raggruppamento di imprese cui spetta il compito di eseguire l’opera (importo 25 milioni di euro). L’Arpac ha validato il piano di monitoraggio integrativo sulla qualità dell’acqua, richiesto all’AdSP del Mar Tirreno Centrale. La verifica è consistita in un maggior numero di giornate di prelievo ed in un maggior numero di stazioni di campionamento delle acque.
Il monitoraggio, è servito per avere una maggiore conoscenza sulla qualità dell’acqua.
I lavori, nuovamente operativi, prevedono il dragaggio di 1.300.000 m3 di materiali presenti nei fondali dello scalo, indispensabile per l’attracco di navi con maggiore pescaggio, sino a 16 m. di profondità.
Sono in funzione nelle acque del porto draghe e pontoni con escavatori. Si tratta di apparecchiature, note anche come “benne ecologiche”, che prelevano dal fondale la sabbia senza farla disperdere. Una volta prelevato il materiale, il pontone si trasferisce alla Darsena di Levante, per depositare la sabbia all’interno della cassa di colmata.
“Il dragaggio – precisa il Presidente Pietro Spirito – ha una duplice funzione: da un lato liberare i fondali dalla sabbia che impedisce l’ingresso di navi di nuova generazione e, contestualmente, dall’altro riempire la cassa di colmata che, una volta ultimata, sarà la piattaforma su cui saranno operativi gli impianti del nuovo Terminal container di Levante. L’opera renderà il porto di Napoli in grado di movimentare oltre 800 mila contenitori in teu (oggi ne movimenta circa 500 mila). Si tratta di un’opera strategica per la competitività del porto. Assieme all’allungamento della diga foranea, per cui è stata bandita la gara di progettazione, si pongono le condizioni per un adeguamento strutturale del porto di Napoli, indispensabile per la competitività di tutti i segmenti di mercato che oggi vengono operati.”