Quattro domande a…
Il Presidente della Stazione Anton Dohrn racconta i cambiamenti intervenuti dal 2013
Il peso scientifico della più antica Stazione Zoologica del Paese e i piani per ammodernarla
di Emilia Leonetti
La Stazione Zoologica, Anton Dohrn, si trova nella Villa Comunale di Napoli. I napoletani la conoscono, sopratutto, perché sede di uno dei più prestigiosi Acquari. In realtà è prima di tutto un centro di ricerca ed è un importante ente di livello internazionale per i progetti che si sviluppano nei suoi laboratori nei più disparati campi della biologia marina. L’incontro con il Presidente, Roberto Danovaro, ha evidenziato il lavoro e i risultati raggiunti negli anni, insieme ai cambiamenti intervenuti anche sul piano strutturale dell’edificio storico ( risale alla fine del 1.800).
- Prof. Roberto Danovaro la Stazione Anton Dohrn, una delle più antiche e delle più prestigiose nel campo della ricerca marina, è dal 1874 che opera a Napoli. In che modo ha contribuito e contribuisce allo sviluppo della relazione tra la città e il suo mare?
“E’ una domanda particolarmente gradita, perché sin dal mio insediamento nel 2013 ho trovato, da parte delle Istituzioni locali, una grande attenzione per la Stazione zoologica che ha confermato la possibilità di fare qualcosa sul territorio e per il territorio. La missione degli enti di ricerca è cambiata nel tempo. Devono dimostrare anche l’utilità come struttura di servizio pubblico aperta alla cittadinanza. Abbiamo fatto diverse cose, non dimenticando che siamo in un edificio del Comune di Napoli, a noi concesso in comodato d’uso perpetuo. Per prima cosa, dunque, abbiamo realizzato interventi di riqualificazione e rifunzionalizzazione dell’edificio, mantenendo le caratteristiche storiche, riportandolo all’originaria bellezza. Mi preme ricordare che negli interventi rientra anche l’Acquario su cui abbiamo effettuato opere strutturali importanti e di rifunzionalizzazione delle vasche e che riapre, dopo cinque anni, ai primi di giugno.
Con orgoglio posso dire che l’Acquario di Napoli, fondato nel 1874, è tra quelli storici il più antico, che ha preservato l’architettura originaria inserendo, invece, al suo interno le tecnologie più avanzate per la gestione delle vasche.
Riapriamo, poi, sette giorni su sette per rendere fruibile un luogo speciale anche per le specie che sono presenti, oltre centinaia, e per il suo valore scientifico,dove conserviamo gli habitat e le specie del Golfo di Napoli, cui si aggiungono quelle tropicali che prima non c’erano. Lo scopo è segnalare che il Mediterraneo si sta trasformando accogliendo specie tropicali.
Per chi verrà a visitarlo abbiamo previsto un percorso che avrà una doppia possibilità: visitarlo come un qualunque acquario o seguire una sorta di lezione di biologia marina che sarà utile anche ai nostri ricercatori. La ricerca che qui si compie, infatti, è rivolta anche alla scienza dei cittadini, alla capacità dei cittadini che vivono il mare di fare delle osservazioni che consentiranno un’ osmosi tra noi e il mondo che a noi si avvicina.
Stiamo, poi, lavorando per creare, nella parte centrale, una zona visibile anche dall’esterno lungo la passeggiata della villa, con una vasca molto grande in cui ospiteremo degli squali. Altra iniziativa importante per il territorio è stato acquisire la Casina del Boschetto che sarà destinata, oltre ad eventi per la città, a museo per raccontare l’evoluzione della specie, i circa 150 anni di ricerca e di attività svolte dalla Stazione Zoologica. Ci sarà anche un laboratorio dedicato a incontri con gli studenti e per sviluppare attività con le scolaresche. Abbiamo, infine, lavorato su incarico del Ministero dell’Università e della Ricerca, alla caratterizzazione di Bagnoli fornendo gli elementi essenziali per il risanamento ambientale dell’area marina. Stiamo procedendo, inoltre, al restauro dell’ex Turtle Point, sempre a Bagnoli, che diventerà la più grande “marine farm”, la fattoria degli animali del mare, aperta al pubblico…”
- Professore, sta raccontando le molteplici attività della Stazione, vorrei, però, insistere sui risultati. Quali ritiene siano i più significativi nel campo della ricerca marina ma anche nel rapporto tra la Stazione e la città?
“L’incremento delle attività, partendo da quelle che le ho espresso prima, è stato dovuto ad un forte potenziamento del personale della Stazione. Sono stati richiamati i migliori ricercatori sparsi in tutto il mondo. Oggi lavorano qui 400 ricercatori tra la sede principale e quelle territoriali.
Sono il meglio che vi sia nel campo della ricerca marina a livello nazionale, noto anche come il rientro dei “cervelli blu”, con una età media di 40 anni. Grazie all’inserimento di nuove forze ho potuto costituire cinque dipartimenti di ricerca. I filoni sono vari, dalla ricerca storica, alla fisiologia, alla biologia molecolare, alla ricerca nel campo delle scienze nuove come la lotta ai cambiamenti climatici, all’impatto sugli eco-sistemi, alle aree protette. Nella sede, ad esempio, dell’ex Asl al Molosiglio, creeremo un dipartimento di biotecnologia marina eco-sostenibile, il primo in Italia. Perché l’idea è pensare al mare come una farmacia, in cui è possibile sfruttare i prodotti naturali che si trovano e determinati da un’ evoluzione di miliardi di anni. Il mare è una fonte inesauribile di scoperte a sostegno della ricerca, della sua applicazione in campi diversi e a favore della nostra società.
La Stazione Zoologica partecipa, nel campo della formazione, alla laurea internazionale in biologia marina della Federico II. Siamo, poi, la sede nazionale del dottorato di ricerca della Open University. Un dottorato che noi rilasciamo per la formazione nel settore della biologia del mare.
La mission principale resta la ricerca ma il collegamento con il mondo della formazione è essenziale. I dottorati di ricerca sono un passaggio intermedio tra la formazione e la ricerca e i prodotti del dottorato sono di altissimo livello scientifico. Nel nostro centro, infatti, vi sono laboratori importanti, partecipiamo a progetti internazionali, formiamo una nuova generazione di biologi marini di alto profilo. Come risultati, ci troviamo nella graduatoria internazionale al 17° posto tra tutti gli enti nell’area mare-oceani. Il primo in Italia. La nostra filosofia è affermare che il nostro rapporto con il pubblico è funzionale all’aumento della consapevolezza del valore del mare e che per questo puntiamo a disseminare, in modi diversi, i risultati della nostra costante ricerca.”
- Qual è il suo rapporto con il porto di Napoli? Lei è genovese, conosce dunque per sua storia personale il porto. Quali sono le differenze e quali le similitudini.
“Ho trovato a Napoli una dinamicità, una voglia di fare che forse a Genova non ho riscontrato. Ho trovato, pur nelle difficoltà, la voglia di fare e che è stata fondamentale per portare avanti i tanti progetti iniziati e conclusi. Unica cosa che forse non vedrò, perché l’anno prossimo scadrà il mio secondo mandato, è l’inaugurazione di Bagnoli con la riqualificazione dell’area marina. Se dimostriamo che è possibile fare e fare bene, anche il resto dell’area ne risentirà positivamente. Sul porto devo dire che l’area del Molosiglio può diventare lo spazio da cui far partire l’integrazione con la città. Sul modello del porto antico di Genova.”
- Quali sono i campi di collaborazione in corso tra la Stazione e l’AdSP?
“Siamo in ottimi rapporti con l’Autorità di Sistema Portuale. Nel porto di Salerno, ad esempio, abbiamo valutato e controllato gli effetti del posizionamento a largo dei fanghi risultati dal dragaggio. Abbiamo fatto un ottimo lavoro anche per le sue dimensioni, circa 3 milioni di m3 di fanghi dragati e depositati a largo del porto di Salerno, a profondità elevate. E’ stata un’operazione interessante anche dal punto di vista scientifico. In più a Napoli, ogni settimana, facciamo dei monitoraggi marini con delle stazioni fisse. Sono degli osservatori permanenti della qualità delle acque, oltre a salinità, temperatura, dati fisici e chimici. “