Approfondimenti in pillole
Nino Criscuolo: la riforma dei porti, è mancato periodo di rodaggio prima dell’applicazione
A quattro anni dal varo della legge n.169/2016 le incongruenze per il sistema portuale campano
di Emilia Leonetti
Nino Criscuolo è componente, in rappresentanza del Comune di Salerno, del Comitato di Gestione dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale dal suo insediamento. In quest’intervista evidenzia le incongruenze che, a suo parere, non hanno consentito l’armonizzazione e l’integrazione dei porti del sistema campano.
- Lei è componente del Comitato di Gestione, dal suo insediamento, in rappresentanza del Comune di Salerno. Siamo ora entrati nel quarto anno di attività. Un tempo giusto per tracciare un primo bilancio. Quali sono le scelte che valuta di maggior impatto per il sistema portuale campano? quali quelle che si sarebbe aspettato e che non sono state prese?
“Esatto! Prima però di entrare nel merito delle domande ci tengo a ribadire, che a mio avviso, l’attuale legge di riforma, avrebbe dovuto prevedere, prima della sua entrata in vigore , un periodo di rodaggio. Ciò avrebbe permesso di porre rimedio, in sede legislativa alle numerose criticità emerse in fase di prima applicazione. Mi riferisco in particolar modo ai temi del lavoro portuale, all’organizzazione, al sistema di regole e, come nel caso di Napoli e Salerno, all’ accorpamento di due diverse esperienze gestionali, diversa visione programmatica e progettuale, rappresentanza istituzionale per lunghi periodi disallineata o disomogenea. Con questo background come si poteva pensare di armonizzare e uniformare questo nuovo progetto in tempi europei? Aggiungiamoci poi la tanta confusione e lentezza burocratica a livello centrale, che in alcuni casi blocca ed in altri orienta tutti i processi di sviluppo senza stimolare o incentivare la crescita e per non parlare poi di chi, a livello locale, vorrebbe mantenere ad ogni costo assurde rendite di posizione. Nonostante tanta buona volontà e determinazione soprattutto da parte del Presidente, sono ostacoli ancora insuperabili.
I porti di Napoli e Salerno sono due porti multipurpose di dimensioni diverse, strutturati in modo diverso. In un’ottica di sistema portuale bisognava fare una scelta strategica. O si andava verso un modello specialistico delle attività dei porti o si decideva di sviluppare, migliorare le infrastrutture e gestire, non in concorrenza, i due porti dando a tutte le attività preesistenti pari dignità. Si è deciso di procedere in tal senso, ma con grande sofferenza.
Il porto di Castellammare invece si colloca in un altro contesto e l’idea di incentivare lo sviluppo di un polo cantieristico e diportistico di eccellenza si dimostrerà sicuramente una scelta vincente.”
- Soffermandoci sul porto di Salerno che Lei rappresenta all’interno del Comitato di Gestione, cosa è cambiato rispetto a quando non faceva parte dell’AdSP del Mar Tirreno Centrale?
“Prima di vivere questa nuova esperienza mi sono sempre occupato anche in precedenza delle questioni portuali. Ho avuto l’onore di partecipare sin dall’inizio ai comitati portuali, condividendo con gli altri componenti tutte le scelte strategiche che hanno permesso lo sviluppo e il successo dello scalo salernitano e seguendo attivamente tutte le evoluzioni sia normative che infrastrutturali. Ora con la nascita della Autorità di Sistema, noto maggiore impulso e nuova linfa per affrontare e risolvere le esigenze del porto. L’approfondimento dei fondali in corso e atteso da tempo, la auspicabile costruzione della nuova struttura multipiano per il traffico delle auto e le altre opere cantierate, sono indispensabili e da realizzare anche in tempi rapidi. Tali progetti aiuteranno soprattutto a stabilizzare gli attuali flussi di connessioni e svilupparne degli altri.
In tal modo il porto di Salerno può e deve dare il suo contributo alla crescita di tutta la portualità campana, ma sempre con il supporto in tal senso sia da parte del Governo nazionale che regionale.“
- Uno degli obiettivi della riforma dei porti e della logistica del 2016 è lo sviluppo dell’intermodalità e la creazione di un sistema interconnesso mare-ferro-gomma. Il porto di Napoli non ha attualmente una rete ferroviaria, quello di Salerno per come è configurato non potrà prevederlo. Come pensa si possa sopperire, almeno nel medio periodo per quanto riguarda lo scalo partenopeo, alla mancanza del collegamento su ferro? Soprattutto come incide sull’attuazione della legge di riforma?
“E’ ormai appurato che i porti rappresentano un anello di congiunzione fondamentale della catena logistica, un punto centrale d’ intermodalità, nel collegamento tra il mare e la terra, tra il mare e la strada, tra il mare e la ferrovia. E la vera funzione di un porto, in questa catena (ferro, mare, gomma) è quella di essere un centro di smistamento veloce, efficace e competitivo. Solo in questo modo il nostro territorio può entrare nei meccanismi e nelle sfide della globalizzazione, risolvendo anche il problema della distanza geografica terrestre che riguarda in prevalenza le regioni del Sud Italia, particolarmente distanti dal cuore dell’Europa e che, proprio grazie al trasporto marittimo, riescono a non perdere quota sul terreno economico internazionale.
Inoltre, per le questioni che Lei poneva, già da diversi anni a Salerno, in mancanza di un raccordo ferroviario, si è sviluppato in maniera esponenziale il traffico delle autostrade del mare (progetto inserito dalla Comunità Europea nella lista delle opere prioritarie delle Reti Transeuropee) quale mezzo fondamentale per decongestionare il sistema dei trasporti terrestri e grande opportunità per l’Italia, come fu affermato dal presidente Ciampi, di rivalutare l’acqua come veicolo di comunicazione.
Questa è una modalità di trasporto che presenta indiscutibili vantaggi per sicurezza, convenienza economica, rapidità di consegna, qualità del servizio, e potrebbe essere efficace incentivarla anche nello scalo partenopeo, nelle more della realizzazione di una rete ferroviaria già prevista nel masterplan del porto.”
- Veniamo, infine, al ruolo che le Istituzioni possono e debbono svolgere per supportare l’AdSP del Mar Tirreno centrale nella realizzazione dei piani di infrastrutturazione dei tre scali. Il tema riguarda non solo il reperimento dei finanziamenti, ma anche la capacità di collaborare per un obiettivo comune, quello di sviluppare appieno le potenzialità del sistema portuale campano. Avviene? Se sì in che modo in questi tre anni si è sostanziata la collaborazione e la condivisione di strategie e obiettivi comuni?
“Ritengo che dalle città che si affacciano sul mare abbiamo l’obbligo di ricavare quanta più ricchezza possibile dal mare, e quindi abbiamo l’obbligo, tutti, di creare le condizioni necessarie di sviluppo per tutte le attività che si rapportano col mare. Viviamo in due città in cui i porti sono parte integrante del tessuto urbano e siamo consapevoli dei disagi generati da un porto che cresce nel cuore di una città. Pertanto è inevitabile che tutte le soluzioni devono essere necessariamente ricercate e condivise da tutti gli attori: dall’Autorità di Sistema, perchè rappresenta la sintesi istituzionale del complesso mondo portuale, dalla Regione perché è il raccordo con il territorio, mediante i poteri attribuiti dal titolo V della Costituzione, dai Sindaci dei comuni interessati dalle attività portuali, in materia di sostenibilità ambientale, sfruttando le vocazioni naturali dei porti, le dotazioni infrastrutturali esistenti. Oggi c’è una buona sinergia e collaborazione istituzionale. Si può fare di più e meglio, se ognuno fa la propria parte, per continuare in maniera innovativa a costruire sviluppo e sostenibilità per le imprese del nostro territorio per produrre ricchezza, che significa soprattutto creare lavoro e sviluppo economico per tutta la Regione”.