Sistema Portuale Campano: il ruolo “politico” della Regione
Intervista a Luca Cascone
Di Emilia Leonetti
1) Presidente Luca Cascone, come valuta la creazione del sistema portuale della Campania e in che modo a suo parere si deve lavorare per far diventare i porti di Napoli, Salerno, Castellammare di Stabia il sistema portuale della Campania?
“L’accorpamento dei porti della Campania è un’operazione corretta perché ci consentirà di far crescere il sistema dei porti della Regione. E’, però, anche giusto che, pur in una logica di sistema, ognuno conservi e valorizzi le proprie peculiarità e capacità. Non devono esserci rallentamenti. Chi è più efficiente deve poter proseguire sulla strada intrapresa. Le voglio fare un esempio: nel settore delle crociere, settore comune ai porti di Napoli e Salerno, sistema deve significare accogliere le navi da crociera secondo una pianificazione che porti i due scali a soddisfare la domanda di “accosti”, o, ancor più a creare, una domanda che favorisca entrambi.”
2) In questa logica di “accorpamento” qual è, a suo parere, la ragione del rinvio di altri sei mesi dell’ingresso di Salerno nel sistema dell’AdSP?
“Il senso della proroga è nella necessità di portare a compimento alcuni progetti come il dragaggio. E’ il tempo utile per chiudere alcune procedure prima di convergere nell’AdSP del Mar Tirreno centrale.”
3) E’ di questi giorni la discussione sulla “via della seta”. Confindustria Campania ha criticato la scelta del Governo di escludere il porto di Napoli puntando sui porti di Trieste e di Genova. Il Presidente Pietro Spirito ritiene corretta la strategia del Governo, ritagliando per i porti di Napoli e di Salerno il ruolo, almeno in questa fase, di regional port. Cosa ne pensa?
“Non discuto le valutazione del Presidente Pietro Spirto di cui conosciamo la competenza, la mia è una riflessione politica. La Campania non deve mai abdicare ad un ruolo di centralità sul piano nazionale. E’ corretto restare con i piedi per terra e aver chiaro quali sono le possibilità di sviluppo dello scalo partenopeo e in generale di quelli della Regione, però bisogna lavorare affinché l’economia della regione cresca significativamente. Il porto di Napoli, il sistema portuale campano è una delle leve dello sviluppo economico su cui dobbiamo puntare e su cui stiamo puntando, per cui dobbiamo osare e essere negli accordi internazionali che possono contribuire alla crescita dei traffici.”
4) Restando sul terreno della logistica, la riforma dei porti si basa sulla creazione di un sistema intermodale che connetta porti-interporti-mercati di destinazione della merce con un significativo potenziamento dei collegamenti su ferro, oltre a quelli su gomma. Napoli ha alle sue spalle l’Interporto di Nola e di Marcianise, Salerno non ha un’area retroportuale. Quali sono a suo parare i passaggi indispensabili per attuare la riforma nel senso dell’intermodalità ?
“Stiamo già lavorando ad un piano strategico della logistica grazie alla costituzione in Campania di ALI, Aree Logistiche Integrate, ai cui lavori partecipano tutti i rappresentanti del settore. Questo ci permetterà di fare scelte condivise con RFI, Interporti, porti, in una visione ampia e complessiva. Scelte approvate da tutti e dunque realizzabili.”
4) ZES. A che punto è la creazione di una o più “Zone Economiche Speciali”. Secondo il Presidente Pietro Spirito “ favoriremmo, com’era decenni fa prima delle deindustrializzazione, nelle zone limitrofe ai porti, la nascita di funzioni e attività industriali, ovviamente in una logica contemporanea, con i requisiti richiesti dalla competitività globale del settore manifatturiero. Sarebbe un passaggio importante per il nostro sistema portuale e per il Mezzogiorno. Sarebbe anche una sfida, visto che saremmo i primi in Italia. Mentre nel mondo esistono 4.500 “ZES” e in Polonia 14, in Italia neanche una”.
“Confermo quanto affermato dal Presidente Pietro Spirito. D’altronde sul tema ci sono state diverse riunioni in Regione che hanno portato alla individuazione delle aree “Zes” e allo stanziamento di circa 200 milioni di euro per la creazione delle aree economiche speciali. La parola ora passa al Governo che deve legiferare sulla materia. Su questo fronte noi continueremo a fare la nostra parte “politica” premendo affinché si giunga quanto prima alla definizione normativa.”