Cantieri del Mediterraneo: una strategia per favorire l’indotto campano
Dal 1909: attivi e in continua evoluzione per affermarsi nel mercato internazionale
Di E.L.
E’ un incontro sulla strategia della società “Canteri del Mediterraneo” quello che ho avuto alcuni giorni fa con l’ing. Luigi Salvatori, presidente della Società. A capo da circa vent’anni di una delle più antiche imprese portuali di Napoli, nata nel 1909 e ininterrottamente attiva nel settore delle riparazioni navali.
La storica impresa di riparazioni navali dello scalo occupa un’area nella zona centrale, dove sono accentrate le aziende cantieristiche del porto di Napoli tra il molo Carmine e Calata Marinella . Occupa una superfice di 102.743 mq, sviluppa attività legate alle trasformazioni e riparazioni di navi e imbarcazioni da diporto con la gestione di 3 bacini.
Di questi, oggi, è in funzione solo il bacino n. 3 in quanto gli altri due sono fermi da tempo in attesa di interventi di ristrutturazione.
In particolare il bacino n.2, i cui lavori sono in corso da tempo per un importo di circa 20 milioni di euro ha subito ritardi, fino all’arresto nel gennaio 2018, per problemi della società assegnataria della gara. Per il bacino n. 1 è in corso l’approvazione della progettazione definitiva per passare a quella esecutiva e al bando di gara per lavori di rifacimento della “barcaporta” .
“La ridotta disponibilità dell’infrastruttura ci costringe – precisa Salvatori- a programmare in modo selettivo le commesse, dovendo purtroppo spesso rinunciare ad opportunità di lavoro in quanto il bacino può essere impegnato in modo sequenziale. Soprattutto le lavorazioni devono essere organizzate utilizzando al meglio l’unico bacino in funzione e riducendo per quanto possibile i periodi di permanenza delle navi a secco, utilizzando inoltre in modo efficiente tutte le aree residue per effettuare interventi a terra con mezzi di sollevamento e movimentazione per il naviglio minore, sia commerciale che da diporto”.
Lo scopo è implementare le attività e adeguare la infrastruttura e le dotazioni aziendali. Negli ultimi 15 anni Cantieri del Mediterraneo ha investito oltre 41 milioni di euro in attrezzature, mezzi meccanici e ammodernamento delle officine e interventi sulla infrastruttura in concessione.
Durante la visita, infatti, oltre ai nuovi capannoni e ai mezzi meccanici, si notano nei pressi del bacino n.3, due impianti per la movimentazione e lavorazione a terra di navi sino a 55 metri. “Sono impianti – spiega Luigi Salvatori- che ci permettono di effettuare a terra, quelle parti delle lavorazioni che non devono essere compiute in acqua”.
Il punto di forza della società è, come dicevamo all’inizio, il modello organizzativo. Negli anni l’evoluzione imposta dal mercato e da un contesto economico certamente non favorevole, ha determinato la trasformazione da una struttura verticale a una struttura orizzontale, più complessa ma con maggiore efficienza, incentrata sull’ integrazione delle attività del cantiere, con un indotto specialistico, cresciuto nel tempo grazie alle attività e alle commesse acquisite dalla Camed.
E’ infatti obiettivo della gestione della società lo sviluppo, in via prioritaria, delle realtà imprenditoriali presenti nell’area napoletana.
“Siamo convinti –precisa il Presidente- che l’affermazione sul mercato è determinata, da un lato, dalla capacità tecnica e dalle competenze aziendali, insieme ad una gestione dell’infrastruttura efficiente e adeguata alle esigenze dell’armamento; dall’altro dalla presenza di un tessuto imprenditoriale con aziende specializzate nei diversi settori di attività – dalla carpenteria, alla meccanica, alla motoristica all’elettronica, ai trattamenti anticorrosivi – di elevata competenza ed efficienza.”
Un dato rende evidente il valore della scelta: 70 sono le persone impiegate direttamente dai Cantieri del Mediterraneo, 450 quelle delle imprese esterne qualificate come fornitori e che collaborano allo sviluppo delle attività del cantiere contribuendo ad affermarne la competitività.
“E’ un modello organizzativo- conclude Salvatori- oggi riscontrabile in tutte le maggiori realtà industriali del settore, che si è maggiormente affermato in ragione della elevata ciclicità e variabilità dei flussi di lavoro, tipici del mercato delle riparazioni navali e che pertanto richiede una gestione aziendale di elevata flessibilità con immutate potenzialità produttive.”
Ha collaborato Vincenzo Androne