Quattro domande a…
Il Direttore del Museo di Pietrarsa racconta il legame con il territorio e con il mare
Naples Shipping Week 2020 si chiuderà a Pietrarsa: prima prova di collaborazione con l’AdSP MTC
di Emilia Leonetti
La strada è stretta: si arriva percorrendo corso San Giovanni a Teduccio per svoltare, una volta giunti a Portici, a sinistra, verso il mare. Un passaggio a livello separa la strada dall’ingresso al Museo di Pietrarsa, cui si accede a piedi da un sottopassaggio.
Una volta usciti dal sottopasso, lo sguardo è catturato dalla bellezza degli spazi e degli edifici che da destra a sinistra sorgono lungo uno spazio di oltre 36 mila m2. Per lo più ex capannoni industriali che oggi ospitano treni, locomotive, pezzi di storia del nostro trasporto su ferro. Gli uffici di direzione sono nel primo edificio a destra. La stanza del Direttore, Oreste Orvitti, è in fondo ad una sorta di open space dove lavorano sei-sette giovani impiegate. Avevo chiesto di incontrarlo per porgli alcune domande sul rapporto tra il Museo e il porto. In fondo Pietrarsa segna, ad oriente, il limite di competenza dell’Autorità di sistema portuale di Napoli.
- Vorrei iniziare, chiedendole che relazione ha con il porto di Napoli? il Museo di Pietrarsa rientra, in qualche modo, nell’area di competenza dell’Autorità di Napoli.
“Direi che il collegamento di Pietrarsa con il porto è di tipo storico. La nascita di questo sito, infatti, risale al 1842 e ad esso è legata la produzione di armi prima e, soprattutto, di locomotive a vapore poi. Inoltre, in questa struttura si costruirono anche i primi motori delle navi della flotta navale borbonica.
Tutta l’attività che si sviluppò tra la metà del ‘800 e parte del ‘900 fu favorita principalmente dalla posizione geografica del sito, strategica sotto il profilo militare e industriale, in quanto si affaccia tanto sul mare, per trasporti navali, quanto sulla terra ferma, per i collegamenti via treno attraverso la prima linea ferroviaria in Italia, inaugurata nel 1839.
Oggi, invece, il collegamento con il porto è rappresentato fondamentalmente dal forte legame con la città. Il nostro è un sito il cui principale punto di forza è costituito dall’esposizione dei treni che hanno fatto la storia del trasporto del Mezzogiorno e del nostro Paese. Gestito dalla Fondazione FS Italiane, il Museo di Pietrarsa si sviluppa su grandi spazi (36mila metri quadrati di cui 14mila coperti) promuovendo iniziative, eventi, convegni e numerose attività di tipo artistico, culturale ed enogastronomico. La nostra strategia di sviluppo infrastrutturale prevede, grazie a un accordo siglato con la Regione Campania e con il Ministero dei Beni Culturali, la realizzazione di un approdo marittimo per imbarcazioni da diporto e mezzi veloci (aliscafi e traghetti), sfruttando la naturale interconnessione con i treni della linea 2 metropolitana che, particolarità più unica che rara, hanno una stazione che costituisce, di fatto, l’ingresso del Museo. È stato già predisposto lo studio di fattibilità che speriamo possa essere preludio alla stesura del progetto definitivo ed esecutivo per la sua costruzione. A mio parere si tratta di un intervento in grado di favorire l’ulteriore crescita del sito che nel 2019 è stato visitato da oltre 200mila persone. Mi preme sottolineare che Pietrarsa non è solo il Museo di Ferrovie dello Stato Italiane, ma anche il più grande centro congressi del Sud Italia. Possiamo infatti ospitare contemporaneamente fino a 4mila persone nei grandi capannoni di epoca borbonica, oggi veri e propri esemplari di archeologia industriale sia per la loro architettura, sia per i reperti che custodiscono. Attualmente è in fase di restauro il celebre treno di lusso “Arlecchino”, costruito all’inizio degli anni ’70, che sarà destinato a funzioni di treno charter al trasporto di turisti verso il Museo, a conferma delle grandi potenzialità di sviluppo che il sito è in grado di offrire”.
- È notizia di pochi giorni fa: la manifestazione “Naples Shipping Week” si chiuderà nella sua edizione 2020 proprio a Pietrarsa. Perché ha accolto la richiesta e quale è il senso della partecipazione alla principale manifestazione del settore marittimo che si tiene ogni due anni nel porto e nella città di Napoli?
“Credo che quanto detto da un turista americano in visita al museo qualche tempo fa sia la risposta più significativa: “Questo sito è come una nave della cultura ormeggiata al centro del Golfo di Napoli”. E così, quando ci hanno chiesto la disponibilità a ospitare la serata conclusiva della “Naples Shipping Week”, abbiamo accettato con piacere e orgoglio. Uno dei segreti del successo di Pietrarsa, infatti, è quello di avere avviato un dialogo costruttivo con il territorio, dando spazio a tutte le forme di espressione culturale e artistica. Pertanto, accogliere una manifestazione del settore marittimo che coinvolge non solo gli operatori del porto di Napoli, ma anche quelli nazionali ed internazionali, è per noi l’occasione per avviare una più stretta collaborazione con il mondo della portualità e delle attività marittime in generale. Infatti, saremo parte attiva nella realizzazione della settimana dedicata allo shipping, in programma a fine settembre 2020, quando ospiteremo una serie di stand nell’area del nostro giardino botanico che, abbellito da vegetazione proveniente da tutto il mondo, si affaccia sull’incantevole Golfo di Napoli”.
- Come Direttore di un Museo che rappresenta la memoria storica di un importante segmento del trasporto, quello su ferro, quali trasformazioni immagina o auspica per il nostro porto. In che modo lo scalo partenopeo può diventare uno spazio di connessione tra culture e mondi diversi, oltre a essere un’importante infrastruttura per lo scambio di merci e di persone?
“Auspico, prima di tutto, l’apertura del porto alla città, così da trasformarsi in luogo di conoscenza e opportunità di scambi culturali. Mi auguro, inoltre, possa esserci un incremento dei collegamenti tra il porto e il territorio circostante, includendo il trasporto su ferro per una naturale congiunzione tra le differenti modalità di viaggio di merci e persone. Sono convinto che lo sviluppo di un paese debba necessariamente passare anche attraverso le vie del mare di cui i porti sono snodo cruciale. A maggior ragione, un porto che cresce in maniera significativa e costante, rappresenta un fattore di trasformazione essenziale per il territorio su cui insiste. A mio parere, dunque, è elemento imprescindibile di crescita per la città e per l’intera regione”.
- L’ultima domanda la vorrei riservare alle possibilità di collaborazione tra il museo di Pietrarsa e gli scali del sistema portuale campano. Come pensa si potrebbe sviluppare, in che ambiti?
“Il nostro know how è soprattutto di natura ferroviaria. La possibilità, quindi, di portare negli scali portuali le nostre conoscenze nel settore trasporti, abbinata alle capacità di gestire le molteplici attività di cui ci occupiamo da anni, non può che essere un’occasione positiva. Come Fondazione FS, ad esempio, abbiamo in archivio milioni di foto, strumenti e macchinari che rappresentano la storia delle ferrovie italiane. Considerando l’esperienza del Gruppo FS anche nel settore della navigazione, di cui si possono trovare testimonianze proprio nei nostri padiglioni, si potrebbe pensare ad allestire una mostra che racconti lo stretto legame tra il trasporto via mare e quello su ferro. Credo si debba iniziare a ragionare in un’ottica di sistema, mettendo insieme mondo della ricerca e dei trasporti marittimi e ferroviari. Le dirò un’ultima cosa. Da tempo abbiamo avviato una collaborazione con la stazione zoologica Anton Dohrn che ha aperto proprio qui vicino un centro per la cura di tartarughe marine. In base a un accordo specifico, diamo agli studenti la possibilità di visitare entrambi i siti (Museo di Pietrarsa e Ospedale delle tartarughe) pagando un solo biglietto. Ciò significa che operando in sinergia è possibile catturare l’interesse delle persone, specialmente dei giovani, e orientarli verso esperienze culturali attraverso iniziative che reputo possano essere intraprese con successo anche dall’intero sistema portuale campano”.