Confetra: fino al 2021 riduzione del 40% oneri fiscali e contributivi per mantenere l’occupazione
Il Presidente Guido Nicolini, espone situazione e proposte per uscire dalla crisi
di Emilia Leonetti
Guido Nicolini, 66enne modenese, guida la Logtaneir. E’ presidente di Confetra dal luglio 2019. Confetra rappresenta in seno al Cnel e in via esclusiva l’intera industria logistica costituita da 110.000 imprese, 1,5 milioni di lavoratori e 85 miliardi fatturato.
- Presidente vorrei iniziare la nostra intervista da alcuni dati elaborati dal centro studi di Confetra: nei primi mesi del 2020 i volumi movimentanti nel settore della logistica e del trasporto segnano una forbice negativa che oscilla tra il 35% e il 45 %, con punte del 50% nel cargo ferroviario, – 40% cargo gomma, -70% per chi trasporta merce “nell’ultimo miglio”. In che modo la sua confederazione sta agendo per sostenere il settore in questo fase critica?
“I numeri che lei ha citato, elaborati dal Centro Studi Confetra, insieme a Randstad Research ufficio studi di Randstad Italia, danno l’idea del peso del lockdown sul settore della logistica e dei trasporti. Confetra ha rappresentato alla ministra Paola De Micheli, titolare del Mit, ma anche ad altri membri del Governo, come questi numeri impattavano sull’economia del Paese. Abbiamo avanzato proposte alcune delle quali hanno già trovato risposta, altri sono al centro di valutazioni. Ritengo che la riapertura dei magazzini delle aziende chiuse per il lockdown, come da noi richiesto, sia stata una scelta della Ministra, molto positiva. Si sono progressivamente liberate banchine portuali, interporti, hub logistici e la merce è tornata a circolare. Abbiamo chiesto sgravi contributivi e siamo poi intervenuti chiedendo tutele per garantire le imprese di distribuzione e consegna, che svolgono un vero e proprio servizio pubblico”.
- Una delle proposte che avete rivolto al Governo è, come sottolinea, quella di riconoscere degli sgravi contributivi a quelle imprese che si impegnano a mantenere i livelli occupazionali. E’ sufficiente? Sopratutto quali risposte avete avuto al riguardo?
“Abbiamo fatto al Governo una proposta semplice: consentiteci fino a fine 2021 la riduzione del 40% degli oneri fiscali e contributivi sul costo del lavoro, e noi ci impegnamo a mantenere la piena occupazione, pena la restituzione delle risorse. Per il nostro settore, labour intensive per eccellenza, una simile norma necessiterebbe di una copertura di circa 7 miliardi di euro: l’1% di quanto complessivamente stanziato dal Governo. E sarebbe addirittura più utile di un prestito bancario. Anche perché, con una contrazione media prevista del 20% dei volumi su base annua, vanno in fumo 18 miliardi di fatturato nel nostro settore, l’equivalente di 300 mila posti di lavoro. Concentriamoci su questo. Ne stiamo ragionando”.
- Confetra, come anche Lei ha più volte affermato, svolge un doppio ruolo: di sindacato delle imprese e di soggetto economico centrale per lo sviluppo del nostro territorio e del sistema portuale. A questo proposito vorrei ricordare la riforma dei porti del 2016, voluta dall’allora Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, che aveva posto tra gli obiettivi la creazione di un sistema logistico integrato di cui i porti rappresentano il primo nodo. In che modo questo doppio ruolo è stato svolto sino ad ora e quali modifiche dovranno essere previste alla ripresa dall’emergenza Covid-19?
“Rispetto alla riforma portuale del 2016 non conosciamo realmente quante delle innovazioni introdotte abbiano poi prodotto risultati. Purtroppo l’assenza di una attività seria di monitoraggio sull’impatto della legislazione, ad oggi non ci consente di conoscere, ad esempio, quanti nuovi progetti di escavo o dragaggi siano partiti con le nuove regole sulla classificazione contenute nella riforma 2016 e nell’allegato Ambiente. Così come non conosciamo lo stato di avanzamento dell’adozione dei 15 piani regolatori di sistema portuale la cui adozione fu comunque amministrativamente semplificata con l’articolo 5 Dlgs 179”.
- All’atto del suo insediamento, a luglio 2019, rivolse al Ministro Paola De Micheli la richiesta di riprendere il processo di semplificazione amministrativa e il potenziamento infrastrutturale così come previsto nel piano “Connettere l’Italia “ e di attivare il “Fondo Unico delle Infrastrutture”. Chiese, inoltre, in tema di semplificazione, l’approvazione dei decreti attuativi per l’avvio di uno sportello unico doganale e per la velocizzazione così dei controlli, nei porti, della merce in import e in export. A che punto è la sua richiesta? Quali risultati sono stati raggiunti?
“L’attenzione verso la semplificazione è sempre alta. Ce lo ha dimostrato recentemente anche il nuovo direttore generale dell’Agenzia delle Dogane, Marcello Minenna. Questi anni di lavoro ci hanno consentito di arrivare al Patto per la Semplificazione, anticamera della semplificazione attraverso lo Sportello Unico Doganale e dei Controlli (Sudoco)”.
- Nel Pon Infrastrutture e Reti 2014-2020 sono stati stanziati 63 milioni di euro per la realizzazione della “catena logistica digitale”. Sono stati impiegati? Se sì per quali progetti?
“E’ una domanda che va rivolta al Mit, considerato che il Pon è partito da quel ministero. Francamente non conosco il livello di avanzamento del piano, a partire dall’impatto sulle Adsp del Mezzogiorno“.
- L’ultima domanda vorrei riservarla alla connessione esistente tra il sistema portuale e quello della logistica. In cosa consiste, a suo parere, questa connessione? Quali sono i pezzi che devono comporre il quadro? Cosa manca oggi al nostro sistema in generale dei trasporti e della logistica per essere competitivi sul piano internazionale?
“Mancano quelle infrastrutture per collegare i vari soggetti della logistica. Penso ai binari per la connessione con le ferrovie europee. Poi c’è il grande tema della digitalizzazione dei sistemi informatici per favorire il processo di congiunzione di tutti gli attori: dai terminal alle compagnie marittime, agli spedizionieri, agli interporti.”