Paolo Giulierini, il valore dell’Archeologico: memoria storica e chiave di comprensione della città
Il Direttore del MANN: la mostra “Thalassa” sul mare rafforzerà il rapporto con lo scalo di Napoli
di Emilia Leonetti
Paolo Giulierini è un toscano, una condizione dell’anima che si riflette nei modi decisi ma mai arroganti, nel rigore con cui affronta il lavoro di Direttore di uno dei più importanti musei archeologici del mondo, nella passione che ha trasmesso prima di tutto ai suo collaboratori, nell’ironia dello sguardo che accompagnerà la nostra breve, ma intensa intervista. L’ho incontrato nel suo studio al MANN, dopo qualche rinvio per improvvisi impegni. Il Direttore, come ha tenuto a precisare Antonella Carlo Responsabile Ufficio Stampa, ha continuamente riunioni, incontri, viaggi di lavoro….
- Paolo Giulierini, Lei è Direttore di uno dei principali musei archeologici del mondo. Quale è il ruolo del suo Museo nei confronti della città?
“Il Museo ha il compito di sottolineare e risvegliare le identità cittadine rispetto alla nozione di spazio e tempo. Quali sono le grandi identità cittadine di Napoli? In chiave geografica: il vulcano e il porto. Da questa radice nasce il collegamento con la riscoperta della civiltà vesuviana, la cui bellezza è stata resa immortale da un’eruzione del Vulcano; resta centrale la vocazione marittima che ha avuto Napoli, attraverso il porto, sin dalla sua fondazione in epoca greca. Questi due elementi sono fortemente identitari e noi, nelle collezioni museali, lo sottolineiamo attraverso la proposta di reperti che vengono da Ercolano, dagli scavi nelle città vesuviane e della Neapolis greca.
Il secondo elemento identitario, in chiave antropologica, è il tema della dinastia dei Borboni. Il Museo è una creazione di quella dinastia che è, a sua volta, identitaria perché durante il regno dei Borbone si costruiscono opere eccezionali, come Il Teatro San Carlo, la Reggia di Caserta, la Reggia di Capodimonte, l’Albergo dei Poveri: sono stati questi complessi monumentali ed urbanistici che hanno portato Napoli ad essere una delle Capitali europee del Settecento.
Se già ci soffermiamo su queste diverse identità, ricordando tra l’altro che Carlo di Borbone, grazie alla madre, ha potuto trasferire qui l’intera collezione “Farnese”, diventa evidente l’importanza che ha il MANN nella comprensione di Napoli. Il Museo è la memoria storica, ed è la chiave di lettura per comprendere una città così variegata e complessa come Napoli. Naturalmente, poiché i temi che ho enunciato sono complessi, la scommessa del nuovo corso sta nel creare strumenti di mediazione culturale tali da essere comprensibili, accessibili, allettanti, divertenti. E’ su questo che abbiamo giocato per riunificare il Mann al corpo cittadino.”
- In che modo in questi anni è cambiato il modo di essere e di vivere il Museo da parte dei visitatori?
“Il Museo era nella percezione generale inteso come un luogo statico, polveroso, accademico, incapace di adattarsi ai linguaggi delle nuove generazioni. E’ iniziata così una campagna per il riconoscimento della visibilità del Museo. Questo è avvenuto attraverso la creazione di un’immagine coordinata, che ha significato mettere a punto un sito web, essere presenti sui social, disseminando anche l’immagine del MANN attraverso altre forme d’arte come il fumetto, i trailer di film, la fotografia. L’immagine è stata anche disseminata nelle principali infrastrutture cittadine (metropolitana ed aeroporto), affermando che il Museo è un bene alla portata di tutti e comprensibili per tutti.
Da qui, una volta che il Mann è entrato nella vita quotidiana dei cittadini, abbiamo inserito nella programmazione non solo le classiche mostre ed i convegni per addetti ai lavori, ma anche una serie di iniziative culturali adatte ad un pubblico più vasto: dalle rassegne musicali al Fuoriclassico, dal Festivalmann ai “giovedì estivi”, dall’Archeocinemann alla fiera del libro. Abbiamo basato la nostra attività su un obiettivo essenziale: rendere il Museo uno spazio aperto a tutte le arti ed, in particolare, a tutti i cittadini.”
- Tra le iniziative che ha lanciato in questi anni vi è sicuramente la collaborazione con altre Istituzioni. Tra queste figura anche l’AdSP del Mar Tirreno Centrale. In che cosa si è sostanziata la collaborazione? Quali risultati ha prodotto?
“Con il Presidente Pietro Spirito, abbiamo avviato un progetto scientifico per la realizzazione del Museo del Mare e delle Migrazioni. L’Archeologico fa parte del gruppo di progettazione per i temi dedicati al rapporto tra l’uomo e il mare nel mondo antico. Quest’anno a settembre 2019 inaugureremo la mostra “Thalassa”, nella quale parleremo della nascita della disciplina dell’archeologia subacquea, dell’importanza dei porti e dei commerci nel mondo antico. Questa mostra sarà l’occasione per rafforzare il rapporto con lo scalo e affinare alcuni obiettivi in vista del risultato finale che è la realizzazione del Museo negli ex Magazzini Generali.”
- Mi vorrei soffermare, in particolare, sul progetto “Museo del Mare e delle Migrazioni” in cui è coinvolto. Come sta procedendo il lavoro di progettazione?
“Al MANN è stato chiesto di partecipare ad un tavolo multidisciplinare del quale fanno parte, tra gli altri, il Direttore del Museo del Mare di Genova, che ha formulato l’impianto generale delle sezioni di cui dovrà comporsi quello di Napoli. Essendo il nostro museo la struttura più grande per dotazione di patrimonio antico, abbiamo presentato una serie di proposte che saranno anticipate nella mostra in programma a settembre, e che prevedono il tema del “mito e il mare”, del commercio, della pirateria, dei relitti, della guerra marittima e anche dell’emigrazione: tali motivi, saranno approfonditi in collaborazione con la Sovrintendenza. In occasione del viaggio a Los Angeles, svoltosi circa un anno fa, ho visitato il Museo dell’ Emigrazione, e ho discusso della necessità di scambiare dati e informazioni con Los Angeles, ed in generale con i luoghi in cui sono approdati i nostri concittadini.
Il tema del mare è una costante nella nostra attività: oltre alla mostra di settembre, ne inaugureremo un’altra ad aprile al Castello di Baia, che avrà come motivo conduttore “i pionieri dell’archeologia subacquea” (l’esposizione sarà realizzata in collaborazione con la Regione Sicilia). Sempre ad aprile avremo al Mann, come anticipazione della mostra ”Thalassa”, un percorso espositivo sui fumetti di Corto Maltese, allestito nella parte sotterranea del Museo, vicino alla metropolitana, nella sezione di Neapolis antica, quella relativa agli scavi del porto. Si vedrà il marinaio, descritto nelle tavole, dialogare con i reperti del porto di Napoli di duemila anni fa. Quest’anno, come è chiaro, ci dedichiamo completamente al mare.”
- Venendo ai contenuti, ritiene che sarà possibile destinare un’area all’esposizione delle navi romane recuperate durante gli scavi della metropolitana a Piazza Municipio?
“So che esiste questa ipotesi e che il progetto scientifico tende a collocare nel Museo le navi romane. La tutela, però, dei relitti recuperati durante gli scavi della Metropolitana di piazza Municipio è di competenza della Sovrintendenza.”
- Secondo la sua lunga esperienza alla guida di Musei, quali sono le condizioni perché il Museo del Mare abbia successo?
“Le condizioni devono essere: un rigoroso progetto scientifico in chiave allestitiva, di presentazione dei contenuti, basato sulle migliori esperienze nazionali e internazionali in materia di Musei del mare. In seconda battuta il Museo deve fungere da portale, da luogo di riferimento tale da innescare una serie di itinerari cittadini e regionali legati ai temi già presenti nelle sezioni di cui si comporrà il Museo. Se c’è, ad esempio, una sezione dedicata al mare del mondo antico, questa dovrà essere accennata nel Museo del Mare e poi approfondita, nel caso, al MANN o al Museo di Baia. A mio parere, serve una visione di rete. Immagino che nel Museo del Mare saranno esemplificati 10-12 argomenti, che potranno essere ulteriormente esaminati in altri musei della città. Il segreto del successo potrebbe essere, ancora, nel creare dei percorsi, con diversi livelli di approfondimento, sui temi del mare e dell’emigrazione. Una connessione e una rete che dovrebbero preludere a biglietti integrati in modo da offrire al visitatore un’ offerta interessante. E’ implicito che la vicinanza ai luoghi di approdo delle navi da crociera dovrebbe far inserire, tra le tappe principali, la visita al Museo del Mare.”
- L’integrazione porto-città. Come la vede? Ritiene che i progetti in corso, dalla riqualificazione del molo Beverello al Museo, siano le opere su cui si potrà realizzare?
“Gli interventi, cui fa cenno, sono sicuramente il collante con la città e con i cittadini. E’ però evidente che occorrono infrastrutture che facilitino lo spostamento dal porto ad altri luoghi della città. E’ essenziale che sia terminata la stazione della metropolitana di Piazza Municipio, così come che siano migliorati i collegamenti verso la zona collinare. Il buon funzionamento del sistema dei trasporti è centrale per consentire ai turisti, e nel nostro caso ai crocieristi, che hanno spesso poco tempo a disposizione, di visitare i luoghi d’arte.”
- L’ultima domanda riguarda una frase che Ruggero Cappuccio ha pronunciato nel corso di una mia intervista. “ Gli spazi portuali sono musei a cielo aperto. Le opere sono le persone che l’attraversano”. E’ d’accordo?
“L’idea di Ruggero Cappuccio mi trova d’accordo. Nel nostro piano strategico (2016-2019), abbiamo dichiarato che la risorsa su cui puntiamo è l’uomo. L’uomo che lavora nel Museo,il visitatore che viene a fruire del Museo, l’uomo che nel mondo antico ha realizzato le opere che esponiamo. In un porto, l’uomo assume le caratteristiche non solo del viaggiatore, ma di testimone di un patrimonio culturale universale: egli è portatore di cultura, di esperienze che provengono dalle diverse parti del mondo. L’antichità dimostra che i porti sono i luoghi dove possono essere costruiti i templi più belli, capaci di accogliere il maggior numero di divinità. Il porto è il luogo dell’incontro delle culture; il porto ci racconta che diversità è ricchezza.”