Gruppo Rimorchiatori: dal 1917 una società capace di coniugare tradizione e innovazione
Le ragioni del successo di un’attività che deve assicurare attracco e partenza delle navi in sicurezza
di Emilia Leonetti
Molo 24, porto di Napoli. Le imbarcazioni sono ormeggiate una accanto all’altra. Cinque in tutto, una sesta è in riparazione. Gli uomini a bordo stanno effettuando lavori di manutenzione, verifiche e pulizia sui motori e sugli impianti in genere.
E’ una giornata di sole, il mare è calmo. I nomi delle navi che compongono la flotta napoletana del Gruppo Rimorchiatori sono evocativi di santi, di luoghi della città..: l’ammiraglia porta il nome del patrono, San Gennaro (28 m. di lunghezza), l’ultima, costruita nei cantieri di Tuzla in Turchia, quello dell’isolotto “Vivara” (22 m. di lunghezza). Come per le famiglie antiche, i nomi si tramandano per conservare il ricordo.
Il Gruppo Rimorchiatori Napoletani srl, infatti, è nato, a Napoli, nel 1917. Nel tempo, ad un nucleo storico di famiglie si sono aggiunti nuovi soci (oggi ne conta 200) e negli ultimi anni anche una società proprietaria della quota di partecipazione prima facente capo al Gruppo “Onorato” e successivamente rilevata dalla società PANFIDO di Venezia. I soci rappresentano la proprietà del gruppo che opera anche a Taranto, Bari, Gaeta, all’estero, attraverso la società “Portosalvo Limited” ( Mare del Nord, Olanda, UK, West Africa), come attività di assistenza alle piattaforme petrolifere. A Napoli la società ha 50 dipendenti tra amministrativi e marittimi.
Ad attendermi a bordo dell’ammiraglia il Comandante, Fabrizio Iacovino, il Direttore di macchina, Alessandro Rosvino, il Nostromo, Gennaro Costagliola.
Mi accompagna il Coordinatore delle attività napoletana del Gruppo, il Capitano Mario Izzo. “Il nostro è un lavoro complesso per tante ragioni- dice Mario Izzo- Alle abilità proprie di un comandante nella guida della propria nave, nel saper affrontare gli imprevisti che si possono presentare nel portare una nave petroliera o portacontainer all’ormeggio o per il disormeggio, si uniscono, ad esempio, le difficoltà dovute alla scarsa visibilità. Le indicazioni ci vengono impartite dal Pilota che è a bordo della nave e che, a sua volta, si coordina con il Comandante. Noi, anche per le dimensioni della nave rispetto al rimorchiatore, non abbiamo la stessa visuale che si ha dalla sala di comando. Siamo, quindi, tenuti ad eseguire con attenzione le indicazioni ricevute, ma nel farlo non possiamo prescindere da una notevole conoscenza del porto. Il nostro obiettivo è, ogni volta, portare la nave all’attracco in sicurezza e lo stesso nel caso del disormeggio.”
Per salire a bordo passo da una scaletta che dalla banchina collega le due imbarcazioni attraccate una accanto all’altra. In questo momento sono tutte all’ormeggio in attesa delle comunicazioni via radio dei Piloti. A differenza dei Piloti e degli Ormeggiatori, per i Rimorchiatori non c’è l’obbligo da parte delle navi che arrivano o che partono dallo scalo di utilizzare il servizio. “Per le navi però, di lunghezza superiore ai 300 m.- spiega il Comandante Fabrizio Iacovino- è usuale chiedere il nostro ausilio. Noi interveniamo prevalentemente per le portacontainer, le gasiere, le petroliere. Le navi da crociera hanno sistemi di propulsione così sofisticati e una manovrabilità che consente di arrivare in banchina, spesso, senza il nostro supporto.”
L’attività può essere programmata nel caso sia richiesta dal Comandante della nave il giorno prima dell’arrivo o della partenza. Può, però, anche essere decisa il giorno stesso. In questo caso bisogna calcolare il tempo necessario ai rimorchiatori (in genere servono due rimorchiatori e uno di affiancamento) per raggiungere la nave.
“Il limite massimo di velocità- precisa Mario Izzo- è di 9 nodi. Le nostre sono imbarcazioni di grandi dimensioni per questo non possiamo, all’interno del porto, andare ad una velocità superiore. Creeremmo problemi. Arrivati sotto bordo il nostromo lega ad una cimetta il cavo in polipropilene che viene issato, dopo essere stato agganciato ad un verricello della nave e, una volta imbittato, inizia l’operazione di rimorchio. Che consiste in una serie di operazioni di spinta, di tiro, di traino sino all’ormeggio. I tempi variano da un minimo di 30 minuti ad un massimo di 50 per le portacontainer.”
Come mi racconterà, più tardi, nella sede della società in via Depretis, il Presidente Gianni Andrea de Domenico: “Lavorare nel porto di Napoli è più difficile. In uno spazio relativamente piccolo si svolgono una quantità elevata di traffici. Pe questo è fondamentale che i nostri equipaggi siano altamente qualificati e capaci di affrontare qualunque imprevisto. Poniamo grande attenzione a due aspetti: la professionalità e la competenza dei nostri dipendenti, che rafforziamo con corsi di aggiornamento periodici, la modernità della nostra flotta. Ogni anno investiamo circa 7- 8 milioni di euro per l’acquisto di nuovi rimorchiatori. Un rimorchiatore ha una vita non superiore ai venti anni. Deve pensare che operiamo su quattro porti e che la nostra dotazione è di 20 rimorchiatori. Gli ultimi acquistati, tra cui l’ammiraglia “San Gennaro”, hanno potenza e manovrabilità molto elevate, quest’ultima grazie alla propulsione azimutale su due eliche.”
E’ vero, ripensandoci, una delle prime cose mostratemi dal Capitano Mario Izzo sono state proprio le due eliche, per sottolineare l’estrema manovrabilità del rimorchiatore. Però l’aspetto che più mi ha colpito, nel corso della visita, è stata la cordialità, l’affabilità dell’equipaggio. Prima di scendere, il Comandante Iacovino nel salutarmi “quando vuole, l’aspettiamo per una colazione. Il nostro nostromo cucina bene. Deve provare”. Sì tornerò.