Approfondimenti in pillole
Comitato di Gestione: tra le priorità, definire una visione di sistema per i porti campani
I principali obiettivi nell’intervista a Mario Calabrese, componente per la Città Metropolitana
di Emilia Leonetti
Mario Calabrese, Assessore alla mobilità del Comune di Napoli sino a un paio di anni fa, è stato scelto per rappresentare la Città Metropolitana nel Comitato di Gestione. In quest’intervista affronta le questioni che saranno oggetto delle prossime sedute dell’Organo deliberativo dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale.
- Prof. Mario Calabrese, Lei rappresenta la Città Metropolitana nel Comitato di Gestione. Quali sono le priorità che ritiene debbano essere discusse o portate all’attenzione del Comitato per quanto riguarda le relazioni tra i porti del sistema campano e la città e la sua area metropolitana?
“Le questioni infrastrutturali sono quelle cui si pensa per prime sono certamente importanti.
Vorrei però partire da un tema diverso. Non è immaginabile che ancora oggi molti napoletani non sappiano che il porto alimenta un’economia che rappresenta di fatto la prima industria, per fatturato e occupazione, della città metropolitana, e non solo. Occorre superare questa mancanza di informazione e cominciare a costruire un rapporto tra il porto e i cittadini, ad esempio attraverso il modello dei port centers. Questo è anche il primo passo per il coinvolgimento sistematico e trasparente dei cittadini nelle scelte programmatiche dell’Autorità. Penso all’area di San Giovanni a Napoli: non si può ancora seguire un modello di pianificazione obsoleto, in cui l’Amministrazione elabora un progetto o una fattibilità senza un percorso di partecipazione e di dibattito pubblico.
Poi c’è il tema delle relazioni con gli interporti e con le altre infrastrutture logistiche della Regione, e non solo. In passato sono stati fatti timidi sforzi, ora si deve ragionare da sistema portuale come previsto dalla legge superando i localismi: in questo, forse, lo strumento delle ZES può servire.”
- Anche se il Comitato di Gestione si è insediato da poco tempo, ha avuto modo di confrontarsi con il Presidente Andrea Annunziata, su un programma di massima da portare avanti nei prossimi quattro anni? Quali sono gli aspetti principali e che vorrebbe sottolineare?
“Sin da subito ho avuto modo di colloquiare con il Presidente Annunziata e discutere del programma.
La prima priorità, dalla quale discendono tutte le altre, è definire una visione di sistema per lo sviluppo del sistema portuale campano e un quadro programmatico in cui vengano individuate in modo consapevole, trasparente e condiviso le priorità di intervento. Tanti i temi sul tavolo, in parte irrisolti. Per ciò che riguarda la sola città di Napoli, si pensi, tra gli altri, all’espansione del porto ad Est e alla conseguente rifunzionalizzazione di altre aree portuali, al collegamento con la rete ferroviaria nazionale, alla delocalizzazione delle attività legate al settore petrolifero, al rapporto con la città, all’interazione con la ZES regionale e le sue importanti infrastrutture, allo sviluppo sostenibile del porto, al potenziamento della cantieristica, alla manutenzione delle strutture marittime, alla elettrificazione delle banchine e, più in generale, al contenimento degli impatti sull’ambiente… Tutti problemi strettamente collegati ed è necessario guardarli insieme per raggiungere una soluzione efficace.
L’ambito naturale del ragionamento complessivo è il Documento di Pianificazione Strategica di Sistema Portuale (DPSS) che dovrà dunque rappresentare il punto di partenza dell’azione dell’Amministrazione. Per la costruzione del DPSS è indispensabile sin da subito prevedere le modalità per la partecipazione “strutturata” oltre che degli Enti interessati anche dei cittadini, delle organizzazioni, della società civile e delle diverse componenti sociali variamente interessate.
Vorrei poi sottolineare che la trasformazione digitale della logistica, e della portualità in particolare, è già prepotentemente in corso, e rappresenta un vantaggio competitivo notevole per chi si è già attrezzato. Per le merci, la dematerializzazione delle procedure e lo sviluppo di propulsori sostenibili saranno di impatto primario per le città. Non bisogna dunque appiattirsi solo su ragionamenti infrastrutturali, ma guardare anche e forse soprattutto a tecnologie, digitalizzazione, interventi immateriali che nel breve periodo possono davvero avere un effetto dirompente. Penso ad esempio alla necessità di dotarsi di un port community system al più presto.”
- Lei conosce bene il porto di Napoli, anche per il ruolo di Assessore alla Mobilità del Comune di Napoli svolto negli anni passati. In che modo si dovrebbe agire per potenziare il sistema portuale campano, una delle principali realtà produttive e occupazionali del territorio? Quale ruolo possono svolgere in questo processo il Comune, la Città Metropolitana e la Regione?
“Sicuramente, è fondamentale che vi sia una piena condivisione di strategie e linee di azione, il sistema è già fragile e complesso di per sé e non ci si può permettere di non remare tutti nella stessa direzione. Nel breve periodo, il DPSS può essere l’elemento attorno al quale costruire questa visione condivisa. Ricordo poi che, una ventina d’anni fa, la Regione Campania fu la prima in Italia a dotarsi di una Agenzia regionale per la promozione della logistica e del trasporto merci in Campania (LOGICA), che riuniva i soggetti pubblici e privati di settore, e che ha rappresentato una best practice seguita da molti altri in Italia e che, da noi, invece, è stata messa da parte. Rimettere in piedi LOGICA potrebbe essere una soluzione per creare un luogo di confronto e di competenza stabile, continuo, a servizio dello sviluppo del sistema portuale campano.”