Famiglia Improta: tre società per gestire le attività
Terminal Traghetti, Operazioni Portuali, Stazione Marittima a Calata Porta Massa
di Emilia Leonetti
Il palazzo grigio e rosso pompeiano è lì dal 1913. Il suo gemello, posto esattamente di fronte, collegato con passerelle in ferro, dal 1920. Erano adibiti a deposito doganale. Servivano per conservare caffè, thè, pepe, e altra merce sfusa, in attesa del trasferimento a magazzini o direttamente a centri di vendita al dettaglio. La merce arrivava su velieri, poi su navi a carbone e infine a motore.
Agli inizi del 900 le navi si fermavano in rada, appena oltrepassata l’imboccatura del porto. La merce toccava la banchina trasportata su zattere o su piccole imbarcazioni . Uomini avvezzi alla fatica caricavano in spalle i sacchi per depositarli negli edifici “gemelli”. Ancora oggi sono conosciuti come i capannoni “Juta” di Calata Porta Massa.
L’ufficio della famiglia Improta si trova al primo piano dell’ edificio che guarda il mare. Dopo un attento restauro, svolto sotto il controllo della Soprintendenza ai Beni Storici e Architettonici, costato circa 6 milioni e mezzo di euro, il primo dei due “capannoni Juta” è stato riconvertito in una moderna Stazione Marittima. A inaugurarla, nel 2007, l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Siamo seduti intorno ad un grande tavolo, circondato da scrivanie. E’ la sede provvisoria. Tra qualche mese termineranno i lavori dell’ala, posta sul mare, dove sono stati destinati gli uffici delle tre società che fanno capo alla famiglia Improta: la Compagnia Marittima Meridionale, l’impresa De Luca &C, la società Terminal Traghetti.
Accanto a me, partendo dalla mia destra, siedono: Ugo Improta, Amministratore di “De Luca &C”, Gaetano Improta, Presidente della società Terminal Traghetti, Cinzia Improta, Amministratore Delegato della “Compagnia Marittima Meridionale, Vittorio Improta, Ad della società De Luca &C.
La famiglia Improta lavora, nello scalo partenopeo, dal dopoguerra. Hanno iniziato nei primi anni ’50 del secolo scorso come “commessi”. Si occupavano di verificare, per conto degli armatori, il numero di colli imbarcati e sbarcati dalle navi. Nel 1957 acquisirono l’impresa marittima “De Luca” e da quel momento, gradualmente, con l’acquisto di mezzi meccanici, investendo costantemente, sono passati dalla gestione a bordo e sottobordo della complessa attività legata alla movimentazione e al trasporto della merce, alla gestione del terminal Traghetti di Calata Porta Massa e più di recente (la concessione risale al 1997) alla trasformazione e gestione della nuova Stazione Marittima nell’area compresa tra i moli 18 e 20 dello scalo partenopeo.
“ Il nostro è un lavoro che richiede grande esperienza- spiega Gaetano Improta – conoscenza delle macchine, soprattutto capacità organizzativa che va modulata di volta in volta in base alla tipologia di traffico. Come impresa “ De Luca “, ad esempio, due volte al mese imbarchiamo “ fusoliere” prodotte da Alenia. Si tratta di trasporti eccezionali, effettuati per questo di notte e che richiedono, per essere imbarcati, grande perizia. “
Tra gli ormeggi 42-44 della banchina di Levante del molo Vittorio Emanuele, nell’area commerciale, superati i Silos Granari, si svolge l’attività di imbarco di carichi eccezionali. L’ultima importante commessa dell’ impresa “De Luca” riguarda l’imbarco e il rizzaggio di prefabbricati in cemento da destinare al Camerun per la realizzazione di uno stadio, costruiti da un’impresa edile del Nord Italia.
“ Arrivano ogni giorno tra i 30 e i 35 camion– continua Gaetano Improta- Ogni camion, infatti, non può trasportare più di due coppie di prefabbricati La perizia nell’imbraco e nella collocazione a bordo dei pezzi in cemento è dovuta, in questo caso, alle dimensione e al peso ( pezzi arrivano sino a 450 ton. di peso). Impieghiamo per queste operazioni delle gru. Per l’ultimo lavoro che prevede il trasferimento di “torri eoliche”, lunghe sino a 60 metri, adoperiamo delle coppie di gru. Le preciso ciò per dare un’idea della complessità del nostro lavoro”.
La famiglia Improta ha investito, negli ultimi anni, oltre tre milioni di euro in macchinari. Cinzia Improta, che siede di fronte a me, è la più giovane del gruppo. La sua preoccupazione è riuscire a trasmettere l’impegno e la passione con cui ognuno, sia della famiglia, sia dei circa 55 dipendenti delle tre società, contribuisce alla crescita delle attività.
“Vede – dice sorridendo – siamo tutti completamenti dediti al nostro lavoro. Lo facciamo per noi e per le persone che collaborano con noi. E mi riferisco anche ai lavoratori della Culp (Compagnia Unica Portuale) che impieghiamo, ogni giorno, per le attività e i servizi relativi alle “Autostrade del Mare” di piccolo e grande cabotaggio ( Sicilia, Sardegna, isole Eolie, e isole del Golfo).”
Ogni giorno al terminal Traghetti, tra Calata Porta Massa e Immacolatella Vecchia, sono impiegati una decina di lavoratori CULP, per un totale annuo di circa 4.600 turni.
“Si occupano- interviene Vittorio Improta – di rizzaggio e derizzagio dei camion, in imbarco e in sbarco, dai traghetti. La nostra azienda è attrezzata e specializzata, in particolare, nei servizi di gestione ormeggi e banchine, assistenza per l’imbarco e lo sbarco di passeggeri e merci, auto e automezzi commerciali. In più offriamo servizi di accettazione, custodia e consegna di semirimorchi e di automezzi pesanti. La società, infine, è proprietaria di un pontone galleggiante in acciaio di 1.50 ton., della dimensione di 30×37 mt, per lo sbarco di Tir da navi ro-ro”.
La conferma dell’intensa attività, di quest’ultima società, viene dai numeri: nel 2017 al Terminal Traghetti sono stati movimentati 110.678 autotreni, autoarticolati e motrici, 192.322 auto e moto, 50.791 rimorchi e semirimorchi, 20.900 bus, minibus, camper, roulotte e furgoni, 2.730.665 passeggeri.
“Ma venga – interrompe Ugo Improta – le vogliamo mostrare i nuovi uffici.” Sono sullo stesso piano, nell’ala che guarda il mare.
“Anche per gli uffici – precisano Ugo e Cinzia Improta – abbiamo seguito lo stesso criterio di restauro e conservazione osservato per la facciata e per il piano terra destinato alle biglietterie, sale di attesa, bar. Dall’uso dei materiali (travertino romano e marmo per la scale) alle controsoffittature in cemento.”
Siamo davanti all’ascensore, sto per entrare e mentre li saluto. “Mi raccomando, la aspettiamo per l’inaugurazione insieme al Presidente Pietro Spirito”.