Vito Grassi: i miei obiettivi per la Campania e il Mezzogiorno
Innovazione per le imprese e efficienza PA: le direttrici da seguire.
di Emilia Leonetti
- Presidente Vito Grassi, Lei ha dichiarato che “Napoli, Il Mezzogiorno, l’ Europa hanno bisogno di una politica industriale che metta al centro la competitività delle aziende. Vanno create le condizioni per il rilancio dell’impresa manifatturiera, tenendo conto dell’intera catena del valore, incluse le fasi precedenti e successive al processo produttivo.” A quali condizioni fa riferimento? In che modo la politica industriale deve mettere al centro la competitività delle aziende?
Le nostre imprese devono stare al passo con l’innovazione. E’ un impegno che coinvolge tutti. Le imprese, ma anche le istituzioni che devono favorire questa direzione di marcia, continuando ad esempio ad attuare misure di politica industriale come Impresa 4.0. E, con le imprese e le istituzioni, deve dialogare sempre di più il mondo dell’università e della ricerca. Una delle condizioni di crescita della competitività del sistema territoriale è la realizzazione di una collaborazione proficua, che agevoli il trasferimento tecnologico verso il mondo delle pmi. Solo così trasformeremo la rivoluzione digitale in atto da possibile rischio in straordinaria opportunità. Ai nostri governanti, inoltre, a ogni livello, spetta il compito di realizzare o completare infrastrutture e servizi ormai indispensabili perché le nostre imprese possano competere ad armi pari sui mercati internazionali: dalle reti logistiche e dei trasporti a quelle tecnologiche ed energetiche.
- Il territorio campano e, in generale del Mezzogiorno, deve diventare attraente ma deve essere anche capace di esprimere realtà imprenditoriali orientate all’innovazione. Quale ruolo devono rispettivamente svolgere le Istituzioni ed il mondo dell’imprenditoria meridionale?
Le istituzioni, oltre a sviluppare politiche e proporre strumenti di politica industriale, come Impresa 4.0, devono rimuovere ostacoli che frenano la crescita delle imprese. L’efficienza delle amministrazioni pubbliche è un fattore che incide notevolmente, in certi casi è addirittura decisivo, per il buon esito di progetti e iniziative aziendali. Oltre ai danni per lo sviluppo dell’economia, la mala burocrazia crea le condizioni per la diffusione pervasiva di pratiche corruttive. Ma anche il mondo delle imprese deve fare la sua parte, e mi sembra lo stia facendo. L’esempio più evidente sono i Digital Innovation Hub, con i quali stiamo cercando di diffondere la cultura digitale indispensabile per i nuovi modelli produttivi proposti dall’evoluzione tecnologica.
- Un cambio di passo è avvenuto. La ZES della Campania è ora una realtà. L’imprenditoria locale ha, a suo parere, le competenze, la dimensione, la capacità innovativa per concorrere?
La Zes dovrebbe rendere attrattivo il territorio per insediamenti di notevole portata, grazie a un credito d’imposta fruibile fino a un tetto di 50 milioni di euro. E’ auspicabile che tale possibilità determini un incremento considerevole degli Ide nella nostra regione. Ma accanto agli investimenti diretti esteri e a iniziative promosse da aziende italiane di altre aree, la Zona economica speciale potrà dare impulso all’impresa locale. Il nostro tessuto produttivo esprime sicuramente competenze molto qualificate e progettualità di prim’ordine. La Zes, agevolando la crescita di filiere, dovrebbe promuovere anche la crescita di piccole imprese ad alto tasso di innovazione, incluse le startup. Non dimentichiamo che la Campania è tra le prime regioni italiane per numero di imprese innovative.
- In una intervista rilasciata a “Porti Campani in rete”, Il Direttore di SRM, Massimo Deandreis, ha precisato che “la ZES è potenzialmente conveniente anche per operatori già localizzati nell’area e che possono approfittare dei vantaggi fiscali e burocratici previsti per ampliare capannoni o attività. In teoria si delinea un quadro equilibrato tra parte dell’ economia locale e parte dell’economia estera che deve arrivare. L’attrazione è un pezzo del lavoro, l’ altro pezzo è far capire a chi è insidiato il vantaggio di investire o espandere l’attività”. In che modo l’Associazione degli Industriali di cui Lei è a capo si muoverà per favorire la partecipazione delle imprese campane nell’area ZES?
Nella governance della Zes campana è presente una nostra rappresentanza. Anche attraverso questo importante tramite, cercheremo di sviluppare strategie dirette a sensibilizzare le imprese sulle opportunità presenti nella Zona speciale. Naturalmente, a livello associativo, regionale e provinciale, non mancheranno momenti di approfondimento e iniziative specifiche per ottimizzare questa importante chance di sviluppo, non appena i suoi vantaggi saranno concretamente fruibili dalle imprese. La ZES potrà essere un ottimo banco di prova per il partenariato pubblico-privato, che promuoviamo da tempo, e che le misure di semplificazione burocratica inserite nella legge, potranno agevolmente testare.
- Vorrei soffermarmi sulla strategia che l’Unione Industriali Napoli deve delineare per favorire un sostenuto sviluppo dell’economia e dell’occupazione in Campania. Quali sono i principali settori su cui intende indirizzare la strategia di sviluppo e perché?
Pensiamo che si debbano promuovere politica e strumenti trasversali più che settori. Determinare i presupposti per una maggiore competitività, ad ogni livello. Alcune evoluzioni richiedono una svolta anche nella cultura imprenditoriale, che puntiamo a favorire. Mi riferisco ad esempio alle aggregazioni, che possono consolidare le preesistenze qualificate in ambiti come automotive, ferroviario, aerospazio, meccanica, agroalimentare, sistema moda, cantieristica, servizi innovativi. Dobbiamo, più in generale, operare perché ogni potenzialità latente trovi modo di esprimersi appieno. Dal turismo e dall’industria culturale a settori come il sanitario, che possono trovare nell’impresa privata un contributo importante alla razionalizzazione e all’efficientamento.
Intendiamo puntare sulle persone, sui loro talenti. Proprio per questo ci impegneremo con forza per una formazione più al passo con le esigenze poste dai nuovi modelli di impresa. Mettere al centro il capitale umano significa promuovere una società inclusiva, una crescita sostenibile, responsabile, fondata sulla collaborazione e la condivisione. Come è sottolineato nel nostro programma, i motori del possibile cambiamento sono gli imprenditori, ma anche tutti i loro collaboratori.
- Napoli Est e Bagnoli. In che modo l’Unione degli Industriali intende intervenire nella discussione sul destino delle aree? Pensa che debba avere un ruolo? O ritiene di dover lasciare al Governo e alle Istituzioni locali, il compito di individuare la destinazione d’uso?
Le opzioni prioritarie per lo sviluppo di queste due grandi aree sono già in buona parte delineate. Le difficoltà nascono piuttosto dai tempi di attuazione del processo di riconversione e rigenerazione urbana. A ovest penso ad esempio agli effetti indiretti di vicende giudiziarie, al sequestro dei suoli. Nell’area orientale scontiamo l’assenza di un piano energetico nazionale che individui una soluzione per la rilocalizzazione degli impianti petroliferi. La nostra azione di pressing verso le istituzioni a ogni livello sarà diretta ad accelerare l’avvio di percorsi, anche temporaneamente parziali, tracciati nel solco di una pianificazione strategica i cui contorni, come dicevo, sono già ampiamente definibili. Turismo, ricerca, industria leggera e innovativa, green economy, impresa del tempo libero, industria culturale. Sono questi, a grandi linee, gli orizzonti prospettici per la nuova Napoli, che include a ovest l’intera area dei Campi Flegrei, mentre a est può e deve estendersi sino all’area vesuviana dei grandi giacimenti archeologici.
- Uno dei temi che periodicamente ritorna è quello del ruolo delle banche per sostenere le imprese virtuose. Per la ZES sappiamo che Banca Intesa San Paolo ha stanziato un plafond di 1 miliardo e 500 milioni. Ma al di fuori del caso ZES, come pensa si debba lavorare per favorire il credito alle imprese?
Da tempo l’Unione Industriali Napoli opera su questo versante. Abbiamo definito convenzioni, creato sportelli, assistito le piccole imprese nella loro interlocuzione con gli istituti di credito. Con le banche ci accomuna l’interesse non solo alla sopravvivenza, ma al consolidamento e all’espansione del tessuto produttivo. L’impegno è, dunque, congiunto e si indirizza, da un lato, a ottenere valutazioni sempre più improntate alla progettualità delle iniziative piuttosto che esclusivamente alla prestazione di garanzie, dall’altro, a diffondere una sempre maggiore cultura finanziaria presso le nostre imprese, soprattutto su nuovi strumenti complementari al credito bancario.
- Altro nodo della questione impresa/innovazione è la ricerca. Ritiene che in Campania e nel Mezzogiorno vi siano centri di ricerca in grado di coadiuvare le imprese che intendono investire nello sviluppo tecnologico e nell’innovazione dei processi e dei prodotti?
Non solo ci credo, ma sono impegnato sia come imprenditore che come Presidente di Unione Industriali e Confindustria Campania a portare avanti iniziative congiunte. Lo dimostra, in primo luogo, il nostro Campania Digital Innovation Hub, che tra l’altro ha aderito al Centro di Competenza promosso dall’Università Federico II.
- Presidente Grassi vorrei chiudere la nostra intervista tornando su un richiamo da Lei fatto alcuni giorni fa alle Istituzioni locali. Perché ha ritenuto indispensabile invitare Comune e Regione ad un rapporto istituzionale improntato alla collaborazione? Soprattutto come pensa di agire “politicamente” per favorire la collaborazione e il dialogo tra il Governo della Città e quello della Regione Campania?
Oggi viviamo nel pieno di quella che definisco una vera e proprio sfida per lo sviluppo. Ci riguarda e ci rende responsabili, come classe dirigente, del destino delle prossime generazioni. In tale scenario, le divisioni politiche non devono incidere sulla capacità di fare sistema per promuovere tutto insieme il nostro amato territorio, alla stregua di quanto avviene in Lombardia. In questo senso, vedere tutti i governatori meridionali, allo stesso tavolo, rivendicare con orgoglio quanto è stato negato negli anni passati, è stata un’ottima iniezione di fiducia.
Un dialogo costruttivo potrà porre le basi per la crescita innanzitutto infrastrutturale dell’intero territorio del Mezzogiorno.
Sono convinto che il Governatore De Luca e il Sindaco de Magistris troveranno modalità di confronto che consentano di cogliere l’obiettivo di fondo, il benessere del territorio e della sua popolazione.
Il mondo dell’impresa ha un solo modo per fare politica: portare all’attenzione istituzionale idee e progetti, segnalando, laddove necessario, criticità e nodi da sbrogliare. Continueremo con sempre maggiore impegno a operare in questa direzione.