Attualità
Logistica Portuale: un piccolo terminal per il trattamento dei container
L’attività di manipolazione dei container si fa anche nel porto di Napoli
di Emilia Leonetti
La palazzina si scorge oltre il muro che separa l’area di stoccaggio dei container dalla strada. Si trova a ridosso della Casa del portuale e a fianco della società “Palumbo”. E’ un edificio basso, circondato da un capannone e da alcune aree coperte per la sosta della merce da caricare o scaricare dai container. In tutto 2.500 m2, di questi il 90% sono aree scoperte.
La società “Logistica portuale” opera nel porto di Napoli dal 2007, al termine di un iter procedurale durato tre anni per ottenere le autorizzazioni da vari enti, tra cui l’Autorità Portuale. La famiglia Cecere, però, proprietaria della società, insieme alla famiglia Santalucia, è presente nello scalo dal 1926. Il nonno possedeva alcune chiatte per il trasferimento a terra del carbone che caricava a largo del porto, lì dove si fermavano le navi. Nel tempo la famiglia Cecere ha cambiato attività adattandosi ai cambiamenti intervenuti nel settore, mantenendo però il core business dell’azienda, la movimentazione della merce prima sfusa e ora in container.
Massimiliano Cecere mi attende nel piazzale dell’Autorità portuale. Eravamo d’accordo che saremmo andati insieme. Massimiliano Cecere oltre a gestire l’azienda “Logistica Portuale” ha uno studio professionale all’esterno dello scalo, cosa che lo costringe a dividere il suo tempo tra le due attività. “Vede- mi dice poco dopo essere arrivati in azienda- la nostra attività è importante ma di nicchia. Movimentiamo all’anno circa 1.000-1200 container. Il nostro principale lavoro è svuotare e riempire i container, imbarcare e sbarcare container da autotreni. A questo si aggiunge che siamo anche area di deposito doganale e ci occupiamo della custodia giudiziaria di container sottoposti a sequestro”
La merce arriva e viene imbarcata dai terminal container, come “Conateco”, per poi essere trasferita, nel caso in cui il container debba essere svuotato o riempito nel terminal della società “Logistica portuale”. L’attività si svolge con macchinari dedicati alla movimentazione. La differenza, rispetto al terminal “Conateco” o “Flavio Gioia”, è che non è disponibile un’area di banchina.
Nel terminal operano sette persone tra amministrativi e operai. Dell’indotto fanno parte gli autotrasportatori e gli spedizionieri. L’attività prevalente è manovrare i container con carrelli, posizionandoli nel piazzale per essere a disposizione degli spedizionieri e della dogana (area doganale). Quando arrivano contenitori sequestrati restano in custodia giudiziaria alla società anche per anni. “Per questo, spiega Cecere, abbiamo chiesto all’Autorità Portuale la possibilità di estendere le nostre aree. Oltre a questo, avremmo previsto di ammodernare i nostri manufatti e di rifare la pavimentazione. L’investimento previsto è di circa 700 mila euro, ma per questo abbiamo bisogno di certezze, che per noi significa ottenere il rinnovo della concessione. “
Negli anni la società ha già investito circa 200-300 mila euro per bonificare l’area che in origine era utilizzata come deposito dalla CULP, per costruire una vasca IMOFF (un depuratore delle acque), per la predisposizione delle aree coperte, per la ricostruzione dell’edificio e per l’acquisto dei mezzi meccanici.
“Siamo l’unico terminalista– aggiunge- dotato di una vasca per la depurazione delle acque, abbiamo solo acque bianche, quelle nere finiscono in un pozzo dove vengono filtrate. Dal 2009 abbiamo realizzato il depuratore per evitare di sversare a mare. Siamo una delle poche aziende del porto ad aver sostenuto investimenti molto elevati per rendere la nostra attività sostenibile dal punto di vista ambientale.”
Prima di lasciare il terminal facciamo una breve visita. Ciò che colpisce è l’esiguità degli spazi su cui un’attività complessa come quella sin qui descritta deve svolgersi. Ha piovuto e una serie di avvallamenti nel terreno ha determinato la formazione di piccole pozzanghere d’acqua. “E’ il peso dei container, dice Cecere, per questo, come le dicevo, nonostante abbiamo in passato rifatto il pavimento ricorrendo a iniezioni di cemento, dobbiamo rifarlo. Ma per questo dobbiamo avere la certezza che la concessione venga rinnovata. E questo non dipende da noi.”