A fianco di Francesco Nerli: otto anni senza sosta per cambiare il porto
La testimonianza del Segretario Generale
di Pietro Capogreco*
“Dai su, adesso finiscila di giocare con i trenini e vieni con me a Napoli! C’è tanto da fare! “ Era il Dicembre del 2000 e dopo qualche settimana Francesco Nerli propose la mia candidatura a Segretario Generale dell’Autorità Portuale di Napoli. Mi dimisi da Ferrovie dello Stato ed iniziò l’avventura a Napoli. Sapevo di lasciare una posizione certa ma la carica ed il coinvolgimento di Francesco diradarono tutti i miei dubbi.
Iniziò cosi l’avventura!
Senza soste, quasi otto anni pieni e intensi: ricognizioni dell’esistente, pianificazioni, strategie, programmazioni, progettualità, esecuzioni, lavori di adeguamento e nuove infrastrutture e tanta ma tanta condivisione con chi nel Porto vive e lavora, con gli Enti coinvolti, con le Istituzioni, con il territorio. “Dobbiamo coinvolgere tutte le donne e gli uomini che hanno a cuore questa terra e questo mare” mi ripeteva sempre Francesco. E quando cercavo di contrastare o semplicemente mettere in discussione il Suo approccio fin troppo democratico argomentando che avremmo forse allungato o compromesso i tempi di esecuzione delle decisioni assunte mi rispondeva a muso duro: “sei il solito Calabrotto! Qui a Napoli dobbiamo far capire che la forza delle nostre idee si tramuta in realtà per il benessere di questo Porto, di questa Città e di questa Regione! Ho fatto la legge di riforma portuale e mi hanno voluto qui per applicarla e lo farò a tutti costi!”
Era testardo, molto testardo Francesco!
Aveva ragione…il Porto cambiava mese dopo mese, non pian piano ma con velocità ed incrementi costanti ed a ritmi sempre più decisi. I traffici aumentavano, il lavoro cresceva. Insomma i numeri davano ragione alla Sua strategia. Cosa è avvenuto nel periodo dal 2001 al 2008 lo lascio illustrare a chi della Comunità portuale ha operato e vissuto in quegli anni. A chi ha rappresentato le Istituzioni. A chi ha creduto e a chi non ha creduto (ma poi forse nel tempo si è ricreduto) nel lavoro di Francesco Nerli e del Suo Team.
Non mi dilungo oltre, sarei di parte. E’ troppo semplice elencare le doti manageriali e politiche di Francesco.
I difetti, pochi o molti, invece posso dire di averli conosciuti. Alcuni, forse, sono riuscito a stemperarli altri invece no. Tra gli altri aveva troppa fiducia nel prossimo ed i fatti, purtroppo, alcune volte lo hanno smentito!
Chi legge ed ha memoria di quegli anni forse avrà intuito. Ed è bene che ci si rifletta alla luce dell’attualità.
I pregi mi risulta difficile elencarli, gli episodi che hanno caratterizzato quegli anni da alcuni definiti come il Rinascimento del porto di Napoli sono tanti e tutti hanno lasciato, in chi li ha vissuti, una traccia ed un insegnamento. Comunque una esperienza.
Tutto questo fino a quella maledetta mattina di marzo del 2008 e quello che ne è derivato per i successivi OTTO/NOVE ANNI!
Incredulità, rabbia, indignazione e sofferenza. Tanta sofferenza, morale e materiale che ha segnato Francesco, e tra gli altri anche chi scrive, in modo indelebile. Sarebbe doloroso ripercorrerne le fasi. Adesso Lui non c’è più e non gradirebbe che ci si pianga sopra. Ha tenuto tutto dentro con dignità ma al tempo stesso la Sua salute non ha retto, a dispetto della forza e degli ideali dell’Uomo, del Politico, del Manager.
Mi si consenta solo di riportare alla attenzione di chi legge che quegli uomini (con la u minuscola) che in quei dannati giorni e anni hanno “vissuto” momenti di gloria effimera e mediatica ancora oggi sono indisturbati ai vertici dei loro rispettivi incarichi senza pagare alcun prezzo derivante dalla loro superficialità, approssimazione, incapacità e, forse, malafede. Vorrei ma non posso andare oltre. Auguro solo a chi in quel periodo ha fatto il Rambo (forse qualche solerte ma incapace Maresciallo), a chi ha inquisito e subito dopo passato a miglior incarico (che mai dico mai si è fatto vedere nei lunghi otto anni di processo), a chi ha “ ereditato” l’accusa “scenograficamente” condotta per anni in aula, di subirne tutte le conseguenze derivanti dalle loro a dir poco temerarie azioni. Mi rendo conto che auspicare il ravvedimento e’ esercizio illusorio per chi lo propone.
Ecco, almeno l’ho detto!
E forse anche Francesco, se fosse uscito vivo dal tunnel della malattia, un giorno o l’altro lo avrebbe urlato in faccia a lor signori (sempre con la s minuscola).
Ciao Francesco, forse non sarò riuscito a scrivere tutto quello che avevo in animo di dirTi, ma rimarrai per sempre per me e per chi Ti ha stimato un grande Uomo e un grande Presidente.
* Segretario Generale Autorità Portuale di Napoli