Depositi Costieri: investimenti e nuove tecnologie per essere competitivi
L’impegno della società “Garolla srl” nata dalla divisione con il settore del “bunkeraggio”
Di Emilia Leonetti
Ai Depositi “ Garolla” si arriva costeggiando il terminal ferroviario, subito dopo aver superato l’edificio grigio, a forma elicoidale, progettato da Aldo Loris Rossi e conosciuto come “La casa del portuale”. I grandi serbatoi in acciaio si trovano sulla sinistra, uno accanto all’altro, attraversati da condotte che dalle banchine della Calata Vittorio Veneto trasferiscono dalle navi i prodotti liquidi, olio vegetale, gasolio, oli combustibili, minerali, soda caustica, nei serbatoi. In tutto 39, suddivisi tra il molo Flavio Gioia e la Calata Vittorio Veneto, per una capacità di oltre 40 mila m3 di prodotti liquidi.
Gli uffici sono accanto al grappolo di serbatoi in acciaio. Un capannone, che sino a pochi anni fa ospitava le Officine “ORNI”, è la sede della società “Garolla srl”. Un ampio “open space” dove lavorano otto persone, altre sei sono operai e sono quindi impiegati, a turno, nel controllo e manutenzione dei depositi. Ad accoglierci è Fabrizia Amato, Responsabile Amministrativa, figlia di Raimondo Amato, Amministratore Delegato della società che ci raggiungerà da lì a poco.
La sala di comando è, qui, al piano terra, in una stanza in fondo all’open space. Su un tavolo è collocato un display di grandi dimensioni che rende disponibile un sinottico dei serbatoi. E’ stato installato da un paio d’anni, insieme ad un’altra postazione presente in una cabina vicina agli impianti, ed è lo strumento con cui si governa e si monitora costantemente il sistema di trasmissione dei prodotti liquidi nei serbatoi, lo stato del loro riempimento, la localizzazione dei diversi prodotti. Una tecnologia che consente, come precisa Fabrizia Amato, non solo di tenere sotto controllo lo stato dei “depositi” ma anche di verificare la quantità in uscita nelle autobotti. “E’ importante- spiega – perché la merce è sottoposta a controllo doganale e noi, grazie al sistema che sarà collegato direttamente con l’Ufficio Doganale, assicuriamo un doppio controllo: alla fonte e con i documenti di viaggio con cui le autobotti certificano, all’uscita dal porto, il quantitativo e la tipologia di merce trasportata.”
Dall’open space, per delle scale, raggiungiamo il primo piano dove si trovano gli uffici di direzione e la sala riunioni. “La famiglia Garolla opera nello scalo partenopeo dal 1958- dice con orgoglio Raimondo Amato, sedendosi accanto a me – Si è, sempre, occupata di “depositi” e di “bunkeraggio” con proprie “bettoline”. Venti anni fa le attività del gruppo sono state divise: il ramo della famiglia, con capostipite Carlo, ha acquisito la parte “depositi costieri” e la parte che faceva capo a Roberto, quella del “bunkeraggio”. Insieme a Carlo Garolla mi occupo dei “Depositi” dal 1998. Sino ad oggi abbiamo investito, per ammodernare e ampliare i nostri impianti, dodici milioni di euro, incrementando la capacità di stoccaggio da 15 mila a 40 mila m3.”
L’ultimo investimento ha riguardato la realizzazione, alle spalle dei depositi, di un impianto di carico e scarico su cisterne ferroviarie per il trasporto della merce. Attualmente non è utilizzato perché le aziende servite dalla società “Garolla” operano in un raggio di 200 km., una distanza che predilige il trasporto su gomma. Le aziende, infatti, cui sono destinati i prodotti non dispongono, nell’ ”ultimo miglio”, di binari ferroviari, per cui diventerebbe oneroso utilizzare il trasporto su ferro. “Per noi è importante aver creato l’infrastruttura-precisa l’Ad- Appena si creerà la necessità saremo pronti a soddisfarla.”
L’attività dell’impresa si sviluppa sulla base delle necessità industriali del Mezzogiorno, legate all’approvvigionamento di prodotti liquidi. Se il cliente è una grande industria, che ha necessità di rifornirsi costantemente di oli combustibili o di altro, impegna periodicamente alcuni serbatoi e organizza l’arrivo della merce sulla nave che, dai Paesi Asiatici, ma anche dall’Europa e dall’Arabia Saudita, passando per il porto di Napoli e utilizzando i serbatoi “Garolla”, la trasferisce, sulle autobotti, a destinazione. Nel caso, invece, di piccole industrie che non possono prevedere con ampio anticipo l’utilizzo dei prodotti, interviene la multinazionale del settore (ad esempio la Shell) che li stocca nei serbatoi in attesa di essere richiesti e venduti alle piccole e medie imprese. Questo complesso sistema di decisione dei quantitativi, di acquisto nei paesi di produzione, di trasferimento via nave nello scalo partenopeo, di conservazione nei depositi e di distribuzione attraverso le autobotti alle industrie finali, porta ad un traffico annuale di 60 navi, 8 mila autobotti e 300 mila ton. di prodotti liquidi.
L’azienda è una sorta di interfaccia tra il produttore e l’utilizzatore, entrando nel ciclo “logistico” nella fase intermedia, quella dello stoccaggio e della movimentazione del prodotto nei e dai depositi alle autobotti. “In questo- dice Amato- siamo dipendenti dal mercato. Mi preme, però, sottolineare che il nostro è un lavoro che richiede alta professionalità: tecnica per la gestione con sistemi automatizzati dei depositi per il riempimento dei serbatoi e per l’estrazione nella fase di carico; competenza in materia fiscale e doganale perché tutti i prodotti sono soggetti a norme di carattere doganale”.
Usciamo e, mentre ci allontaniamo, osserviamo un autobotte in fase di carico. Viene effettuato sotto una galleria coperta, dove su un impianto di pesatura, posta di lato sopra l’autobotte, un operaio, munito di casco e tuta, controlla lo stato di riempimento. Un suo collega in una cabina, posta nell’angolo di ingresso ai depositi, verifica il lavoro del collega e contemporaneamente lo stato degli altri serbatoi.
“Nonostante l’impiego di apparecchiature sempre più moderne e automatiche- continua Raimondo Amato- sono i nostri operai a decidere in quali serbatoi i prodotti devono essere ricevuti, sino a quale livello bisogna riempirli. Perché le tubazioni e i serbatoi sono dedicati, ognuno ad una tipologia diversa di prodotto. Attualmente, la nostra società sta lavorando al 70% delle sue potenzialità e questo, come le dicevo prima, dipende dal mercato e dalla crisi in cui si trovano ancora molte aziende soprattutto nel Sud Italia. Ma siamo fiduciosi che a breve vi saranno le condizioni per lavorare al 100% delle nostre potenzialità”.