Quattro domande a…
Luca De Fusco: apriamo il confronto tra Teatro Stabile e Autorità Portuale
Bisogna abbattere le barriere che separano porto-città e realizzare spazi di cultura
di Emilia Leonetti
- Luca De Fusco, nella sua veste di Direttore Artistico del Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, ma anche di regista teatrale, che relazione ha con il porto di Napoli? Glielo chiedo perché anche fisicamente il Teatro Mercadante, dove sono i suoi uffici, è a due passi dallo scalo partenopeo.
“Siamo, come osserva correttamente, fisicamente vicini al waterfront. In questi anni i tentativi che abbiamo fatto per creare un’interazione tra il teatro Mercadante e il porto non hanno prodotto alcun esito. Devo ammettere che è accaduto anche quando dirigevo il teatro Goldoni a Venezia. Un elemento che, credo, incida, è la limitata sosta delle navi da crociera nel nostro porto. I crocieristi non hanno il tempo di assistere ad uno spettacolo teatrale perché i programmi di visita in città sono talmente brevi che è impossibile farli partecipare. E’, però, a mio parere, necessario che strutture così vicine come il Terminal Napoli, l’Autorità Portuale e il Teatro Stabile si confrontino, dialoghino per prevedere una programmazione di sbarchi e/o imbarchi che avvicini i crocieristi alla tradizione teatrale della nostra città”
- Per il suo lavoro viaggia spesso all’estero, incontra culture e spazi anche portuali differenti. In base alla sua esperienza esistono delle differenze tra il nostro porto e altri scali? Quali e perché?
“Per la mia esperienza, in Italia, Genova è l’unica città in cui gli spazi portuali sono integrati con la città e in cui i cittadini vivono il porto. Dipende dal forte legame e dalla sintonia che, nel tempo, sono riusciti a creare imprenditori marittimi, lavoratori, autorità e cittadini. Un’ integrazione che è stata prima di tutto di natura urbanistica e poi culturale. Catania e Palermo, ad esempio, non sono costruite intorno al porto ma sviluppano il loro rapporto con il mare in linea verticale, così come Barcellona. Marsiglia, invece, nasce intorno al suo porto e lì l’integrazione è evidente. Se considero Napoli devo evidenziare che si è proceduto sulla viabilità, come sugli interventi urbanistici, senza pensare alla necessità di collegare porto e città.
Basti pensare a via Marina, un’arteria fondamentale per la mobilità, che separa l’area passeggeri dalla città. Per chi arriva dalla Stazione Centrale o dall’aeroporto di Capodichino per imbarcarsi al molo Beverello, deve seguire un percorso lungo e tortuoso, dovendo arrivare sino all’imbocco della Galleria della Vittoria per tornare indietro. Ma la separazione è dovuta anche alla mancanza di spazi dove fermarsi per pranzare o cenare. A Napoli manca totalmente l’integrazione perché lo scalo non ha luoghi per il tempo libero, non ha spazi di cultura”
- Come intellettuale, quali trasformazioni immagina per il nostro porto? In che modo lo scalo partenopeo può diventare uno spazio di connessione tra culture e mondi diversi, oltre a essere un’importante infrastruttura per lo scambio di merci e di persone?
“Per diventare uno spazio di scambio e di incontri, si dovrebbe trasformare l’edificio degli ex Magazzini Generali in una sorta di piccolo Beaubourg, il parigino Centro Georges Pompidou, in tempi ragionevoli. Sento parlare da anni della destinazione a Museo dell’edificio progettato da Canino, ma non si sa nulla del progetto e dei tempi. Come le dicevo, si tratta di ripensare la viabilità per mettere in collegamento diretto la Stazione di Piazza Garibaldi e l’aeroporto con il porto. Oggi sul piano degli interventi urbanistici, della viabilità e dei collegamenti pedonali non c’è nulla che renda attrattivo per i turisti e per i napoletani lo scalo partenopeo.”
- Come cittadino, cosa si aspetta dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale?
“Vorrei un’azione più incisiva. Mi rendo conto che non è semplice tradurre i progetti, i piani in opere realizzate, ma , credo, sia mio dovere chiedere uno sforzo maggiore nell’interesse della città e dei cittadini. Aggiungo una piccola annotazione: i tabelloni al molo Beverello. Talvolta non funzionano. Alla stazione Garibaldi e all’Aeroporto di Capodichino non accade mai. Anche in questo caso, una maggiore attenzione, una capacità di risolvere in modo definitivo, se possibile, il funzionamento.
Da lettore di giornali che apprende buona parte delle iniziative e delle scelte dell’Autorità Portuale dai mezzi di informazione, riassumerei in tre punti le attese: un’attività che porti alla realizzazione di infrastrutture in grado di rendere più competitivo e efficiente il porto di Napoli, in modo anche da favorire più occupazione e più ricchezza distribuita sul territorio; un’azione politica in grado di incidere sulle scelte dell’Amministrazione cittadina, ma anche di altri centri decisionali; la realizzazione di opere e di servizi, nell’area del waterfront, tali da rendere attrattivo lo scalo e soprattutto integrato con la città.”