Quattro domande a…
Riccardo Monti: Interporto Sud Europa, snodo per collegamenti Nord-Sud, Est-Ovest
Il neo Presidente, a tappe forzate verso la digitalizzazione e verso le connessioni ferroviarie
di Emilia Leonetti
Il piglio di Riccardo Monti è quello di un manager abituato per formazione, esperienza, carattere a prendere decisioni rapide, a trovare soluzioni, in una parola a non perdere di vista l’obiettivo. Per questo la sua nomina alla guida dell’Interporto Sud Europa, avvenuta poco più di un mese fa, è stata accolta con grande favore. La logistica è, infatti, uno dei principali filoni di sviluppo dell’economia campana, che si lega anche al potenziamento del sistema portuale campano. Nell’intervista al nostro giornale ha richiamato l’urgenza di investimenti infrastrutturali, indispensabili per creare le condizioni di sviluppo della “logistica”. Uno di questi è sicuramente la realizzazione di una rete ferroviaria che colleghi il porto di Napoli agli Interporti…
- Dott. Riccardo Monti, da poco più di un mese è stato nominato Presidente Interporto Sud Europa. Una della sue prime dichiarazioni ha riguardato il suo impegno per definire un progetto in grado di dare un respiro internazionale all’Interporto di Marcianise. Può sinteticamente raccontarci quali sono i punti principali del progetto, quali le finalità e gli investimenti per realizzarlo?
“Semplicemente valorizzare adeguatamente un interporto che ha una posizione straordinaria, sulla direttrice Nord Sud ma anche est ovest (Adriatico-tirrenico) che ha lo status di Zona Economica Speciale e quindi può ambire ad attrarre sia i grandi operatori logistici come Poste, Amazon ed Alibaba che chi trasforma beni importati per poi riesportarli o distribuirli in Italia. Il tutto facendo sistema con gli altri pezzi del sistema della Campania, a partire da Nola, e del Sud Italia”.
- Restando all’Interporto Sud Europa uno dei temi ricorrenti è la necessità di integrare i nodi logistici della Campania: dal porto, agli Interporti. Su questo hanno un peso significativo: la digitalizzazione dei sistemi informativi sia all’interno dell’interporto e sia in collegamento con gli altri nodi del sistema logistico e la creazione di una rete ferroviaria che realizzi l’interconnessione nave-porto-interporto. Cosa ne pensa? Come pensa si debba procedere?
“Diciamo che la debolezza del collegamento ferroviario è la storica carenza del sistema infrastruttura meridionale. Il mancato sviluppo della intermodalità gomma-rotaia è stato un vero macigno per la logistica meridionale.
La digitalizzazione è fondamentale per semplificare, fluidificare ed efficientare i flussi, ma senza le infrastrutture fisiche per spostare i beni, i “bit” possono fare poco per muovere meglio gli “atomi”!
Quindi bisogna proceder a tappe forzate a completare tutti i collegamenti ferroviari mancanti tra tutti i porti ed interporto della Campania e del Sud.”
- Presidente Monti, in questi anni, ha ricoperto ruoli di primaria rilevanza in campi diversi: da quello industriale, a quello finanziario, a quello della promozione internazionale del nostro Paese. E’ anche Presidente dell’Associazione Italia-Emirati Arabi. In base alla sua lunga esperienza e alle relazioni internazionali, quale ruolo potrebbe avere il sistema portuale campano nel Mediterraneo e a quali condizioni?
“Il raddoppio di Suez, lo vediamo nei numeri, sta riportando centralità al mediterraneo. Però consentitemi un paragone calcistico: per giocare in Champions ci vogliono i campioni. E se non convinciamo i grandi player internazionali come Dubai Port, Cosco etc a credere e investire nel nostro sistema sarà difficile fare i grandi numeri.”
- Volendo allargare lo sguardo al Mezzogiorno, dal suo punto di vista su quali filoni bisognerebbe puntare, partendo dalle possibilità che la pandemia può determinare in termini di investimenti? Come sfruttare la crisi che stiamo attraversando per ripensare gli asset dello sviluppo, i progetti e i finanziamenti per realizzarli?
“L’opportunità è la digitalizzazione a tappe forzate dei processi gestionali e la rinnovata attenzione ad investimenti infrastrutturali massicci anche in chiave “anticiclica”.
Il recovery fund può essere l’occasione di una generazione, come negli anni 50 e 60 lo fu la Cassa del Mezzogiorno. Una occasione unica che non si può assolutamente mancare per superare – una volta per tutte – i ritardi accumulati per decenni”.