Pietro Spirito: gli impegni per l’anno 2018
ZES, logistica, waterfront: la road map del Presidente
Di Emilia Leonetti
- Partiamo dalle ZES. I decreti attuativi sono stati approvati? Cosa prevedono?
“I decreti attuativi sono in corso di formalizzazione perché dopo i pareri positivi dei Ministeri competenti e dopo la Conferenza Stato-Regioni, il primo decreto è ora all’esame del Consiglio di Stato e della Corte dei Conti. Una volta espresso il parere favorevole, sarà firmato dal Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Il decreto riguarda i criteri e le modalità di attuazione delle ZES. A valle, le Regioni potranno presentare i loro progetti di ZES, corredati da un piano strategico che definisce gli obbiettivi di ciascuna zona. Un secondo decreto, che non è deciso in questa fase, dovrà essere emanato dal Ministero della Coesione, riguarderà le semplificazioni amministrative. Quando la Regione Campania avrà presentato la domanda, dovrà intervenire sempre un decreto del Presidente del Consiglio per l’istituzione della singola zona economica speciale.”
- Sull’attuazione della ZES di Napoli e Salerno si incentra una parte dello sviluppo non solo dei porti ma anche del sistema produttivo della Campania. Quale strategia ha messo a punto d’intesa con l’Assessore alle Attività Produttive della Regione?
“Nell’elaborare il piano strategico che sarà formalizzato dalla Regione Campania, abbiamo individuato un insieme integrato di azioni che devono riguardare i porti di Napoli e Salerno, e le aree retroportuali, quelle in stretto raccordo e collegamento con la portualità. In particolare sul versante di Napoli gli interporti di Nola e Marcianise, oltre che la zona orientale della città; sul versante di Salerno, l’area di Battipaglia e l’Agro Nocerino-Sarnese, oltre al consorzio ASI di Salerno nella parte ancora disponibile, alle spalle del porto. L’obiettivo è attrarre investimenti produttivi nel settore manifatturiero, che abbiano le seguenti caratteristiche: vocazionalmente orientati di più all’export, con capacità di generare occupazione, perché la Campania ha bisogno di creare lavoro, e che siano fondati sull’innovazione tecnologica e di processo.”
- Di recente Lei ha partecipato ad una missione di lavoro in Cina. Oltre all’ interessante visita all’ area ZES di Shenzen, quali risultati potrà portare per il sistema portuale campano?
“La ZES di Shenzen è tra le più interessanti nel mondo, perché ha avviato un lungo processo di trasformazione. Nel 1979 Shenzen era un piccolo villaggio di pescatori di 60.000 abitanti. Oggi è una metropoli di 12 milioni di abitanti, è il terzo porto del mondo. Ha in particolare orientato il suo sviluppo verso l’innovazione tecnologica, quindi sulla capacità di attrarre e generare uno sviluppo endogeno dei territori. Ad esempio prendiamo il caso di un’azienda multinazionale, la ZTE, che ha il 25% del suo personale dedicato al settore ricerca e sviluppo e che fattura 80 miliardi di euro nel mondo. Tale impresa ha cominciato ad operare anche in Italia con un fatturato, per il momento, di 60 milioni di euro, che crescerà perché hanno dato vita allo sviluppo della tecnologia 5G nella telefonia mobile, che il Governo Italiano metterà a gara nei prossimi anni. La ZTE parteciperà portando le innovazioni già realizzate, che ammoderneranno l’uso in Italia di nuove tecnologie rendendole più flessibili e moderne. Il senso della nostra visita a Shenzen è che la ZES non solo genera sviluppo ma soprattutto innovazione, capacità di guardare al futuro, di aprirsi ai settori nei quali le competenze, le intelligenze e la ricerca sono al centro del motore di crescita. Sono progetti, mi preme precisarlo, di lungo periodo. A Shenzen hanno iniziato nel 1979. Le ZES sono un enzima nuovo sul quale bisogna lavorare. Le forze economiche, sociali, istituzionali dovranno lavorare insieme, e avere la capacità di guardare al futuro. La ZES dà la possibilità di rompere un meccanismo di incrostazioni legato al passato ”
- Uno dei temi della riforma è lo sviluppo della logistica. Che richiama la necessità di relazioni con gli Interporti di Nola e Marcianise e la creazione del un efficiente collegamento su ferro e gomma. Come pensa di muoversi? Sul piano delle relazioni e su quello delle opere infrastrutturali?
“Stiamo lavorando con gli operatori portuali di Napoli perché già in presenza delle attuali infrastrutture ferroviarie si possa sviluppare intermodalità, mediante un collegamento tra porto e interporti. Non è semplice, però c’è ora la concreta volontà del secondo armatore al mondo, MSC, di iniziare a effettuare servizi intermodali nel corso del 2018 tra lo scalo napoletano e gli interporti di Nola e Marcianise. Questo nel breve periodo. Noi, però, stiamo lavorando con RFI per progettare e poi realizzare il nuovo raccordo ferroviario a levante, all’altezza della Nuova Darsena di Levante, anche perché lì sarà concentrato lo sviluppo delle attività commerciali. Il raccordo ferroviario, questa è la novità, avrà una lunghezza di binario di 750 metri, secondo lo standard europeo. L’attuale raccordo, oltre a essere ubicato nell’area di ponente non coerente con lo sviluppo dei traffici commerciali, ha una lunghezza di 350 metri, insufficienti e non competitivi con le dimensioni del mercato. Bisogna ragionare in una duplice dimensione: del servizio con le infrastrutture attuali e dello sviluppo con l’adeguamento infrastrutturale per fornire servizi nella prospettiva della crescita dei traffici che si genereranno nel nostro scalo nei prossimi anni. Ritornando sulla sua domanda relativa alle relazioni: noi abbiamo fatto comprendere agli operatori, nel caso specifico al più importante operatore, che il porto di Napoli non può avere sviluppo se non si usa l’intermodalità. ”
- Master Plan. Lei ha più volte richiamato la necessità di passare da una pianificazione “ingessata” come quella rappresentata dai piani regolatori, in attesa ancora oggi di approvazione, ad una più agile. Il master plan del sistema campano sostituirà il piano regolatore? Quali saranno le principali novità del master plan, le modalità e i tempi di approvazione?
“A Napoli vige un piano regolatore del 1958 che corrisponde ad un porto antico. Nella nuova riforma, quella ultima approvata a dicembre dal Governo, si prevede che si debba fare un documento di pianificazione strategica dell’AdSP. Per arrivare al documento abbiamo deciso di far precedere questo passaggio dall’approvazione di master plan per ogni singolo porto. Il primo master plan, cha porteremo all’approvazione a gennaio 2018 nel Comitato di Gestione, riguarda lo scalo partenopeo. Abbiamo elaborato il piano nel corso del 2017 e lo abbiamo già presentato all’Organismo di Partenariato. Aspettiamo per la metà di gennaio le osservazioni che saranno presentate dai componenti l’OdP per poi sottoporlo al CG. Lo stesso faremo per i porti di Salerno e di Castellammare di Stabia. Conclusa la fase dei master plan, consolideremo il documento di pianificazione strategica di sistema, che sarà l’elemento in base al quale provvederemo, con le singole Amministrazioni Comunali, a rivedere i piani regolatori. Devo però sottolineare che il master plan decide dove allocare le infrastrutture esistenti, in modo da superare l’attuale confusione e dare chiare indicazioni al mercato sulle dislocazioni delle funzioni nel perimetro portuale. L’obiettivo è un porto ordinato. Sulle nuove infrastrutture, invece, dovremo convenire con le Amministrazioni delle tre città i piani regolatori che disciplineranno la costruzione delle nuove banchine ”
- In una recente intervista lei ha parlato, riferendosi ai porti, di riforma della riforma. Quali sono i punti da ripensare e perché?
“ Le riforme sono un work in progress. I porti poi sono una realtà molto dinamica e, se vogliono stare nel mercato dove la competizione è globale, devono poter contare su aggiustamenti progressivi, come d’altronde prevede la stessa riforma, con l’istituzione del coordinamento delle AdSP, un organismo che punta a creare cooperazione tra le varie AdSP. Stiamo per questo definendo anche accordi di cooperazione tra AdSP. Noi abbiamo di recente siglato un accordo con l’AdSP dell’Adriatico Meridionale perché siamo convinti che le nostre realtà debbano essere collegate. Grazie agli investimenti sulla rete ferroviaria ( alta velocità Napoli-Bari) lo saranno ancora di più. Lo stesso è avvenuto tra Civitavecchia e Ancona perché l’altro collegamento trasversale riguarda le due città del Tirreno e dell’Adriatico. Noi stiamo sperimentando una modalità che nel tempo sarà sempre più importante: quella di non limitarsi agli attuali perimetri delle AdSP, ma di coordinarci tra Autorità di sistema. Tanto è vero che, come le dicevo, è già previsto un Coordinamento nazionale dei Presidente presieduto dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti”
- Venendo alle opere da realizzare per ammodernare i porti di Napoli, Salerno e Castellammare, in un anno di lavoro cosa è riuscito ad avviare e cosa si attende per l’anno che è appena iniziato?
“A Napoli avevamo un grande arretrato di opere bloccate e di cantieri fermi. Abbiamo di recente firmato sette contratti per altrettanti cantieri. Bisognava far ripartire la macchina degli investimenti. Si tratta ora di controllare che le imprese aggiudicatrici degli appalti facciano il loro dovere. Il 2018 sarà un anno di cantieri che si aprono e che dovranno iniziare a chiudersi. Noi dobbiamo riuscire a vedere il frutto del nostro lavoro progressivamente nel tempo. Continueremo, poi, a Napoli e a Salerno a ragionare su ciò che dovremo fare. Firmeremo altri contratti, ci saranno altre gare, altri cantieri. Una volta che la macchina degli investimenti è partita dobbiamo fare in modo che il processo prosegua. In particolare vogliamo che il 2018 sia l’anno delle manutenzioni. Dovremo fare in modo che le parti comuni dei porti siano più efficienti ( strade, illuminazione, video sorveglianza).
Sul Beverello siamo in attesa della lettera di finanziamento per la realizzazione della parte a terra e della nuova Stazione Marittima. Noi abbiamo fatto tutto ciò che era di nostra competenza. Appena arriverà, ai primi di gennaio, la lettera di finanziamento pubblicheremo la gara per l’affidamento dei lavori. Sul Molo San Vincenzo, invece, completeremo i lavori della passeggiata. Poi ho già preannunciato al Sindaco de Magistris e alla Marina Militare che presenteremo un calendario di eventi. Faremo in modo che gli eventi saranno condivisi dalla Marina Militare. Avremo quindi non un’apertura stabile, ma periodicamente renderemo il molo fruibile per i cittadini.”
- La comunità portuale che ruolo ha nel processo di efficientamento del sistema portuale. Vede delle differenze tra i tre porti a questo proposito?
“Le comunità portuali dei tre porti si devono sentire una comunità sola. Devono fare anche loro uno sforzo, come stiamo facendo noi, per essere un sistema, tanto è vero che l’Organismo di Partenariato li vede già assieme partecipi. Questo significa che dovranno modificare la logica indirizzata al singolo scalo in una comprensiva dei tre porti del sistema campano. Noi li stimoleremo ad avere una visione più ampia, perché si possa competere con il mondo, e non tra vicini. La comunità unica dovrà investire per lo sviluppo ammodernando le banchine. Il pubblico deve garantire le infrastrutture comuni, il privato deve efficientare e migliorare le aree in concessione.”
- Il rapporto con le Istituzioni. In più occasioni Lei si è espresso positivamente. In che modo si è manifestato questo clima di collaborazione e quali cambiamenti potrà produrre sul porto di Napoli, ma anche di Castellammare e di Salerno?
“Noi siamo partiti da una situazione transitoria, con un autonomia finanziaria e organizzativa garantita al porto di Salerno per l’intero 2017. Nasciamo nel 2018 a pieno titolo come Autorità di sistema. Siamo nella composizione strutturale prevista dalla legge di riforma, e questo è stato possibile perché le Istituzioni nel loro insieme hanno compreso il vantaggio e la validità di diventare un sistema. Questo sta accadendo anche per gli aeroporti dove è in corso un processo in cui l’aeroporto di Capodichino sarà assieme a Pontecagnano. Nascerà una piattaforma aeroportuale della Campania. Le infrastrutture, questo sta emergendo, sono al servizio non di un singolo punto ma di un territorio ampio. I porti e gli aeroporti guarderanno all’insieme della regione Campania. Il valore aggiunto è dato così dalla unità di un sistema più esteso.”
- Presidente, un ultima domanda la vorrei riservare alla struttura dell’AdSP. Quali saranno nel 2018 i cambiamenti in termini organizzativi, di definizione dei compiti e obbiettivi, di valorizzazione dei lavoratori dell’AdSP? In che modo Salerno e Napoli si integreranno?
“Abbiamo tenuto un primo incontro dei dipendenti dell’AdSP del Mar Tirreno Centrale a Castellammare di Stabia a metà dicembre 2017, ed abbiamo avviato un percorso che ci condurrà alla nuova organizzazione. Il Comitato di Gestione ha approvato la nuova pianta organica che abbiamo ora presentato al Ministero che dovrà approvarla. A gennaio lavoreremo per definire la nostra organizzazione. La macro struttura è stata decisa, la micro la decideremo nel corso del mese di gennaio, con i passaggi necessari con i sindacati e poi nuovamente con il CG. Ci siamo preparati nel corso del 2017. Ora definiremo nel dettaglio i compiti di ognuno in un’ottica, però, di sistema.”