Approfondimenti in pillole
Ciro Russo: Le risposte che attendiamo per velocizzare il trasporto su gomma
Il rappresentante del settore chiede più spazi e una migliore organizzazione
di E.L.
La questione è annosa, si trascina, è il caso di affermarlo, da anni. Stiamo parlando della viabilità all’interno dello scalo partenopeo e dei tempi di entrata e uscita dei Tir che caricano e scaricano la merce ai terminal, in particolare i container al Terminal Bausan e Flavio Gioia. La maggiore criticità è rappresentata dalla commistione tra viabilità privata e commerciale e dalla quasi totale assenza di percorsi riservati ai camion in entrata e in uscita dal porto di Napoli. Abbiamo, per questo, intervistato Ciro Russo, rappresentante dell’autotrasporto in seno all’Organismo di Partenariato. Abbiamo, in questa breve intervista, affrontato alcune delle questioni che riguardano il servizio, soprattutto le proposte che gli operatori avanzano per velocizzare i tempi di ingresso e di uscita della merce: la principale, separare il traffico veicolare da quello su gomma e ampliare l’area di transito dedicata ai TIR.
- Lei rappresenta in seno all’Organismo di Partenariato, la Confcommercio, settore “trasporti e logistica”, come valuta questi primi di anni di attività dell’Organismo di partenariato? Soprattutto dal suo punto di vista si sta dando attuazione allo spirito della riforma portuale del 2016 che considera i porti come dei nodi di un sistema interconnesso mare-gomma-ferro?
“Devo, prima di risponderle, precisare che rimpiango il tempo in cui siedevamo in Comitato Portuale. Il motivo è che l’Organismo di Partenariato ha solo poteri consultivi. Capisco che la riforma del 2016 ha puntato ad alleggerire gli organi decisionali, ma questo è andato a scapito, a mio parere, della possibilità per noi operatori di incidere sulle scelte. E’ pur vero che di viabilità e di separazione del traffico veicolare da quello dei Tir ne parliamo dal 2004 senza, purtroppo, essere riusciti a attuare le soluzioni previste. Mi riferisco, ad esempio, alla possibilità di utilizzare il fascio dei binari all’altezza dalla Casa del Portuale o di riorganizzare l’attività di controllo doganale, concentrandola all’uscita dei terminal. Venendo alla sua domanda, vi sono ancora diversi problemi da risolvere. Un esempio: avevamo proposto il livellamento dei costi tra il porto di Napoli e di Salerno. I costi, come si sa, sono diversi e per noi fare sistema avrebbe dovuto significare creare un’unica entità che si potesse caratterizzare, nell’ambito della stessa tipologia di traffico, per una maggiore uniformità dei costi. Non è possibile che un terminalista a Napoli paghi di concessione 9 euro al m2, mentre a Salerno euro 3 al m2. Potrebbe andare bene se si trattasse di attività diverse. Così si determina una concorrenza tra porti di uno stesso sistema che non risponde, a nostro parere, allo spirito della riforma del 2016. Certo in questi tre anni i traffici sono cresciuti ma alcune questioni sono irrisolte. In particolare permane una viabilità insufficiente e che rallenta l’ingresso e l’uscita dei camion. Per concludere, è stato ed è utile l’attività dell’Organismo di Partenariato e il Presidente Pietro Spirito è attento alla nostre osservazioni, ma non siamo riusciti a tradurre le intenzioni e le proposte in risultati.”
- A suo parere l’AdSP del Mar Tirreno Centrale dovrebbe fare di più per sostenere la crescita del sistema portuale campano? In che modo? In quali ambiti?
“Occorre creare una viabilità dedicata, varare un piano della viabilità, destinare un varco al solo trasporto merci. Attualmente, ad esempio, i contenitori vuoti che escono dal Varco S. Erasmo, per poter uscire, passano all’interno di un’area in concessione perché manca una viabilità dedicata. Abbiamo chiesto di creare una rotonda al Varco S. Erasmo, di coprire un fascio di binari, in disuso, che va dalla sede della Dogana sino al Bausan per allargare le carreggiate e avere più spazio per uscire. Ne abbiamo parlato e l’abbiamo condiviso con l’AdSP da sette-otto mesi. Per non parlare della manutenzione che è carente. Ancora, per i controlli della merce in uscita dal Bausan, abbiamo chiesto due operatori con computer della Guardia di Finanza ( attualmente c’è solo una persona) ma il varco non è attrezzato per ospitare una postazione di controllo. Tornando alla viabilità, se si decidesse di utilizzare l’area ferroviaria, di fronte alla Casa del Portuale, coprendo il fascio di binari, avremmo lo spazio necessario, non solo per il trasporto della merce, ma anche per la sosta che è uno degli aspetti del nostro lavoro e che eviterebbe le code presenti, ogni giorno, nel nostro scalo. In un’ottica di filiera bisognerebbe dedicare attenzione e trovare le soluzioni più idonee. Questo è per me attuare la riforma e creare un sistema logistico. Tra addetti diretti e indiretti della filiera logistica portuale superiamo gli 8 mila operatori.
Vorrei anche ricordare che occorre realizzare un’adeguata illuminazione sulle banchine per gli ingressi notturni delle navi. Consentirebbe ai terminalisti di sbarcare la merce di notte e a noi di utilizzare le ore notturne per velocizzare i trasferimenti su gomma come avviene nei porti più moderni e efficienti. Alcuni dei ritardi sono, però, dovuti a procedure estremamente farraginose che impediscono a noi operatori di avere le risposte attese e al decisore, in questo caso l’AdSP, di dare esecuzione alle scelte fatte. Il tema dunque sono gli spazi da riorganizzare e la burocrazia da snellire.”
- Quale ruolo ha il cluster marittimo in questo processo di efficientamento del sistema e di raggiungimento degli obiettivi?
“Per le ragioni che le esponevo prima poche. Tutti ci impegniamo ma le procedure esistenti non aiutano. Il nostro, però, è un ruolo fondamentale anche se non siamo più chiamati a concorrere nelle decisioni. Il nostro obbligo è indirizzare le scelte, far presente qual è la direzione da prendere perché solo un imprenditore che vive, ogni giorno, le problematiche legate alla propria attività, può suggerire le scelte più idonee. Chi governa deve raccogliere e tradurre in programmi e azioni le proposte, valutandone ovviamente la fondatezza. Il cluster deve supportare ma le scelte vanno poi attuate.”