Attualità
Navitec srl, una delle 30 officine di riparazioni navali presenti nel porto
Spazi limitati tra le principali ragioni del vincolo allo sviluppo dell’attività
di Emilia Leonetti
Molo Cesareo Console. Accanto ai Cantieri del Mediterraneo, prima della sede della società “Palumbo”, una viuzza porta a due costruzioni, una di fronte all’altra; qui si effettuano riparazioni navali. La società, cui è data in concessione l’area, è la “Navitec srl”: 350 m2 destinati a officina, deposito e ad un’ area per uffici cui si accede per una stretta scala a ridosso dell’officina. In tutto due stanze destinate alla sede amministrativa e direzionale della società di proprietà della famiglia Troiano.
L’azienda si è insediata in quest’area nel 2002, ma l’inizio del lavoro sempre nel campo delle riparazioni navali risale a molti anni prima.
Nella società sono occupati 13 operai e 4 impiegati. Gli operai sono tutti specializzati, per lo più saldatori e carpentieri. Si occupano di riparazioni di navi di qualunque dimensione e per qualunque tipo d’ intervento, eccetto quelli relativi alla meccanica.
Il principale cliente della società è “Cantieri del Mediterraneo”. Lavorano anche per Fincantieri e Caremar. “Il punto- spiegano Roberto e Giuseppe Troiano- è che, avendo poco spazio, non possiamo sviluppare la nostra attività. Siamo, talvolta, costretti a rifiutare commesse. Per implementare l’attività avremmo necessità di almeno altri 600 m2“.
La carenza di spazi è sicuramente uno degli aspetti che caratterizzano lo scalo partenopeo, dove, in soli 4 km, si svolgono le attività legate al settore commerciale, passeggeri e all’industria della cantieristica. Un settore, quest’ultimo, composto non solo da grandi società, ma anche da numerose piccole officine, di cui “Navitec srl” è un’espressione.
La novità è che, da alcuni mesi, la testata del Molo Carmine è stata destinata alle officine che si occupano di riparazioni navali. Le circa 30 officine, presenti nello scalo partenopeo, hanno, ora, una banchina pubblica su cui effettuare interventi su imbarcazioni.
Il principio su cui si basa l’assegnazione della banchina è quello della rotazione e della programmazione. “E’ sicuramente un importante passo in avanti- dicono- ma in caso di richiesta da parte di armatori di interventi in emergenza, non possiamo accettare il lavoro perché, il più delle volte, la banchina è già occupata da un altro operatore. Per questo siamo alla ricerca di nuovi spazi all’interno del porto. Anche perché alcuni interventi si devono poter effettuare in officina con macchinari di grandi dimensioni”.
I macchinari che servono per chi opera in questo settore sono torni, frese, gru, carrelli sollevatori. Tutti macchinari presenti sia nell’officina, sia nello spazio esterno. Ma, come dicono i fratelli Troiano, per alcuni lavori servirebbero torni più grandi. “Siamo stati costretti- dicono- a prendere un capannone ad Arzano per parcheggiare un tornio acquistato per lavori più impegnativi e che non possiamo usare per mancanza di spazi”.
Uscendo dall’officina, mostrano il deposito che funge da magazzino e la gru posta a ridosso di una parete che separa dalla società “Palumbo”. “Vede come siamo stretti. Così non è possibile programmare, cercare nuovi clienti. Eppure il nostro è uno dei settori di punta dello scalo”.