Edoardo Rixi: Sblocca Cantieri “i Commissari inseriti per accelerare i lavori di opere necessarie”
il Vice Ministro annuncia: “bisogna superare le rigidità che frenano le Autorità Portuali, anche se non è in discussione la loro natura pubblica”
di Emilia Leonetti
- On. Edoardo Rixi, Lei è Vice Ministro del Ministero delle Infrastrutture. Ministero chiave per il sistema portuale del nostro Paese. In che modo sta operando non solo per potenziare dal punto di vista infrastrutturale e delle connessioni (viarie, ferroviarie) i porti del Sud Italia, ma anche per definire una politica europea che guardi al Mar Mediterraneo e ai suoi porti come ad una opportunità?
“L’Italia è la piattaforma logistica naturale del Mar Mediterraneo, un mare che sta tornando a produrre ricchezza: ce lo dicono le prospettive di aumento di traffici dei prossimi anni. Oltre a investire sulle infrastrutture e sui collegamenti a terra, occorre puntare a una catena logistica integrata, con attenzione anche alle opere dell’ultimo miglio di collegamento ai porti. Penso, inoltre, al potenziamento delle autostrade del mare che possono costituire un’enorme opportunità per decongestionare le infrastrutture a terra, oggi praticamente sature, nella direttrice verso il Nord. In quest’ottica, dall’integrazione mare-ferro-gomma, anche i porti del Sud potrebbero meglio esprimere la propria vocazione di transhipment, in attesa che finalmente si arrivino a sbloccare le Zone economiche speciali, di cui stiamo seguendo l’iter al Mise. A livello di politiche comunitarie, abbiamo aperto un dialogo con la Commissione europea per garantire la vocazione dei nostri porti. Le osservazioni sui presunti aiuti di Stato, così come sono state formulate, di fatto significherebbero una limitazione pesante nel piano degli investimenti infrastrutturali del nostro Paese. Le peculiarità dei nostri porti, che insieme a quelli spagnoli sono fondamentali per lo sviluppo del Mediterraneo, vanno preservate: in quest’ottica siamo disponibili a una eventuale revisione del ruolo delle Autorità di sistema portuale e quindi della legge Delrio, che oggi penalizza e ingessa i nostri scali rispetto ai competitors del Nord Europa.”
- In che modo ritiene si debba agire per sviluppare il vantaggio, attualmente più teorico che pratico, dei porti del Mezzogiorno? Mi riferisco ai dati sui consistenti aumenti di traffici del mar Mediterraneo, dovuti al raddoppio del Canale di Suez, su cui transita un quinto dell’intero traffico marittimo mondiale, e che al momento non si traduce in maggiore competitività e attrattività per i porti meridionali?
“A oggi, col raddoppio del canale di Suez, solo circa il 20% delle merci sbarca nei porti del Mediterraneo, mentre la quota maggioritaria è diretta negli scali del Nord. L’attrazione di investimenti stranieri per la parziale ricollocazione nel Sud Europa di attività manifatturiere e di logistica/distribuzione costituisce per noi una grande opportunità. È necessario rendere al più presto operative le ZES nel Sud Italia e le ZLS nel resto del Paese.”
- È di poche settimane fa la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto “sblocca cantieri”. Può farci degli esempi concreti di come si garantiranno procedure più snelle e veloci per la realizzazione di opere?
“Sul testo pubblicato in Gazzetta si è svolto un grande lavoro in sede di commissione in Senato, di cui ho seguito l’iter. Lo spirito del provvedimento è quello di sbloccare quelle opere, piccole e grandi, che da mesi se non da anni i nostri territori attendono e che, magari per cortocircuiti burocratici o per il combinato disposto di procedure fallimentari e ricorsi, si trovano ferme, senza produrre alcun vantaggio per il territorio stesso o addirittura creando disagi dovuti alla convivenza di un cantiere bloccato. L’inserimento di Commissari, sull’esempio della Legge Genova per la ricostruzione del Ponte Morandi, è proprio indirizzata all’accelerazione dei lavori di opere necessarie, attese da anni. Penso non solo a opere viarie o ferroviarie bloccate ma anche a soluzioni celeri per i porti: un esempio su tutti è quello di Pescara, un porto commerciale in cui non entra una nave dal 2014 perché sono stati sbagliate le opere idrauliche e a oggi risulta praticamente interrato. Lo Sblocca cantieri è pensato anche per tutte quelle imprese che nel porto di Pescara devono poter ritornare a lavorare.”
- Si parla di riforma della “governance” delle Autorità. Non sarebbe più opportuno semplificare le procedure e i processi? Perché, invece di soffermarvi sulla governance non eliminate i fattori che rallentano l’attività amministrativa? Le faccio due esempi: le procedure per i porti “SIN” che rendono i piani di dragaggio delle corse ad ostacoli, o la possibilità per le imprese escluse dalle gare di fare ricorso, bloccando di fatto l’avvio di lavori per l’ammodernamento infrastrutturale dei porti anche per anni.
“Ci sono delle rigidità all’interno delle Autorità portuali che ne condizionano l’operatività e l’efficacia negli interventi. Da mesi ne sto discutendo all’interno del ministero e ho chiesto una circolare interpretativa al Mef per lo sblocco delle assunzioni all’interno delle Autorità di sistema portuale. Abbiamo affrontato il tema in sede di conferenza nazionale con i presidenti delle Autorità di sistema. È emersa l’importanza di procedere a misure di semplificazione che possano rendere più efficace il ruolo di governance svolto dalle Autorità di sistema portuale. Il governo è fortemente determinato a mantenere i porti sotto il controllo pubblico ed evitare che si verifichino scenari come quelli avvenuti in Grecia, nel Pireo. La natura pubblica delle autorità portuali, al di là della forma giuridica non è in discussione. L’obiettivo è piuttosto snellire le procedure, rendere più efficiente la governance e magari uniformare le regole, anche sugli affidamenti in concessione e sui bandi. I porti sono uno snodo essenziale della nostra economia e vanno potenziati, valorizzati nel segno dell’intermodalità, dell’efficienza logistica e ambientale, anche nel rapporto con le città.”
- Vorrei soffermarmi sulla strategia che il Governo intende portare avanti per ridurre il gap tutt’ora esistente tra nord e sud del Paese. In particolare, in che modo intendete equilibrare la “Via della Seta” che riguarda prevalentemente i porti di Trieste e Genova più vicini e meglio collegati al Nord Europa, con le potenzialità che le ZES potrebbero rappresentare per i porti del Mezzogiorno? Il Governo, infatti, ha previsto una sorta di omologazione delle “aree speciali” del Nord a quelle del Sud, laddove era prima stata prevista solo la semplificazione amministrativa. Questa scelta non rischia di favorire i porti del Nord Italia a scapito dei quelli del Sud che hanno maggiormente bisogno di sviluppare attività industriali e di migliorare la dotazione infrastrutturale?
“A livello geopolitico e commerciale abbiamo di fronte la sfida della globalizzazione e in particolare della Via della Seta cinese, che offre una grande sfida al bacino del Mediterraneo e ai Paesi che vi si affacciano. Una sfida che va gestita e non subita. Infatti, riconoscendo i rischi che il crescente coinvolgimento nelle infrastrutture strategiche dei Paesi EU da parte delle multinazionali cinesi potrebbe comportare per la nostra indipendenza geopolitica, occorre saperne cogliere e valorizzare i vantaggi per le nostre economie. Paesi come l’Italia devono essere protagonisti e interlocutori logistici credibili nei confronti dei volumi commerciali da e per l’Asia. Ciò potrebbe significare un parziale riequilibrio dei traffici tra porti del Nord e del Sud Europa, con vantaggi non solo di tipo economico e sociale a partire dall’occupazione per i paesi Ue del Mediterraneo, ma anche un vantaggio in termini ambientali, con una catena logistica integrata, potenziando l’utilizzo del ferro nei porti.”
- L’autonomia finanziaria delle Autorità Portuali è stata più volte oggetto di discussione, soprattutto la norma che rende remunerativo il porto che percepisce più IVA grazie ad un’elevata attività di importazione delle merci. Non crede che, nell’assegnazione dei fondi alle Autorità, bisognerebbe tenere conto di fattori come la capacità di esportare e le performance complessive in settori come quello passeggeri, ro-ro, delle crociere?
“Occorre creare un sistema virtuoso, dove siano collegate le entrate dei porti rispetto agli investimenti in modo tale che i porti che riescono ad applicare le risorse nella maniera migliore possano avere investimenti incrementali. L’11 e 12 giugno si terrà la Conferenza nazionale su porti e logistica a Roma, organizzata dal nostro ministero: in quella sede, insieme a tutti i soggetti interessati, discuteremo anche dei criteri di assegnazione dei fondi alle Autorità di sistema portuale.”
- Un’ultima domanda vorrei riservarla alla riforma portuale del 2016 che colloca i porti come uno dei principali nodi di un sistema integrato di trasporto “mare-ferro-gomma”. Il processo ora è avviato con la nascita delle Autorità di Sistema Portuale. Si tratta di costruire il sistema, collegando i porti agli interporti via ferro, oltre che via gomma. Lei condivide lo spirito della riforma e soprattutto intende proseguire nell’attuazione della strategia definita nel Piano Strategico della portualità e della logistica?
“Penso che si debba iniziare a vedere i nostri porti all’interno del sistema logistico intermodale. Ho proposto l’inserimento di Commissari nei corridoi Ten T, che ci consentirebbero di guadagnare forte credibilità nel sistema logistico internazionale e portare più entrate fiscali nei nostri porti e quindi più occasioni di lavoro ai nostri operatori e alle nostre maestranze. Per l’Italia risulterà fondamentale il coordinamento con Paesi vicini come la Svizzera, per definire un planning realizzativo delle infrastrutture di confine che sia certo nei tempi e appropriato nei contenuti tecnologico-operativi. Nel 2020 occorre firmare un nuovo accordo intergovernativo Italia-Svizzera per disegnare insieme la rete transalpina del 2035.”