Gaetano Manfredi: i cambiamenti a sostegno della formazione e dell’innovazione
Obiettivo: offrire competenze e nuove prospettive di lavoro ai giovani laureati
Di Emilia Leonetti
- Signor Rettore vorrei iniziare la nostra intervista dalla formazione e dall’opportunità di prevedere un corso di laurea nel settore marittimo. Cosa ne pensa? Questa assenza, in una città di mare è, secondo Lei, una mancanza cui ovviare?
“Esiste già un’offerta didattica presso l’Università Parthenope. Anche la Federico II però è impegnata in quest’area di formazione perché ha il corso in ingegneria navale e nell’ambito dei corsi di economia aziendale ci sono indirizzi che contemplano materie del settore. Comunque potremmo sicuramente valutare di arricchire l’offerta formativa in questa prospettiva perché il tema dell’industria marittima è un tema molto importante per Napoli.”
- Volendo restare sull’argomento, quale ruolo pensa debba avere la principale Università del Sud Italia in tema di formazione? Ritiene che debba esserci un ridimensionamento di corsi tradizionali e che si debba prestare un’attenzione maggiore a nuove realtà legate alle modifiche intervenute nella società contemporanea?
“Certamente la Federico II rappresenta un punto di riferimento per la formazione nel Mezzogiorno e in Italia. Noi siamo molto impegnati nel rinnovamento dell’offerta didattica. La nostra idea è quella di affiancare alla didattica curriculare, che viene ogni anno aggiornata, iniziative di avanguardia accoppiate alle nuove tecnologie, come sono le academy realizzate con Apple, Cisco, Deloitte, e le tante altre che stiamo progettando.”
- Di recente Lei ha firmato un accordo con la Apple che ha consentito, nella sede di San Giovanni, della Facoltà di Ingegneria, l’avvio di un centro di formazione per 200 studenti nel settore delle tecnologie applicate alle piattaforme social. Quali ricadute avrà sul piano occupazionale per i ragazzi del meridione? Soprattutto ritiene che sia sufficiente per dar vita ad imprese innovative?
“Senza dubbio, l’iniziativa che noi abbiamo realizzato con Apple, ma anche le altre, crea grandi opportunità per i nostri giovani, perché molti dei ragazzi che escono dalle academy della nostra università ricevono offerte di lavoro qualificato. Il tema è far in modo che queste ricadute avvengano anche sul nostro territorio ed evitare di alimentare poi la migrazione dei nostri laureati e diplomati. Quindi, bisogna fare in modo che il tessuto d’imprese innovative si rafforzi con nuovi insediamenti e con la creazione di nuove imprese.”
- In che modo la formazione deve, a suo parere, essere collegata con il tessuto produttivo circostante?
“È molto importante il legame tra formazione e lavoro, ma dobbiamo sempre ricordare che l’evoluzione così rapida del mondo del lavoro determina la necessità di competenze che siano solide e, quindi, che guardino, sì, a quelle che sono le applicazioni pratiche ma abbiano una formazione curriculare che dia competenze per l’aggiornamento continuo e per la valorizzazione dei nostri giovani.”
- Quali sono, a suo parere, le infrastrutture immateriali e materiali indispensabili per far restare i giovani laureati al Sud e anche per attrarre giovani talenti dal nord?
“Ci vogliono investimenti in aziende ad alto tasso di tecnologia, centri di ricerca e servizi della città a livello europeo, con una qualità della vita che sia comparabile a quella di altre città che competono con noi.”
- L’ultimo rapporto Svimez (ottobre 2017) riferisce che in 15 anni sono emigrati al centro nord 200 mila laureati. In termini finanziari abbiamo perso 30 miliardi di euro. Come pensa si possa recuperare questo gap di intelligenze e di competenze?
“Per evitare questa migrazione è necessario che i nostri giovani trovino opportunità di lavoro qualificate nei nostri territori. Per questo sono necessari investimenti di qualità.”
- Lei, in questi ultimi tempi, si è molto impegnato per aprire la Federico II a nuove alleanze. L’ultima in ordine di tempo, se non erro, è con la Normale di Pisa. Può spiegarci qual è lo scopo? Quali opportunità offrirà ai suoi studenti? C’è il rischio che rappresenti una operazione senza costrutto, mancando un tessuto imprenditoriale esteso e innovativo?
“Il progetto della Normale ha l’obiettivo di realizzare una scuola superiore autonoma nel sud Italia. È sicuramente una formazione d’eccellenza di cui noi abbiamo bisogno e che non deve essere necessariamente collegata al mondo dell’impresa ma deve guardare a quelle che sono le nuove frontiere, anche della ricerca di base, per poi determinare quel contesto innovativo da cui nascono le applicazioni e il trasferimento tecnologico.”
- L’Università Federico II è la principale istituzione culturale di Napoli e del Mezzogiorno. In che modo contribuisce a costruire una società più giusta, solidale, libera?
“Nella nostra formazione noi non guardiamo solamente alle competenze di tipo curriculare, ma facciamo in modo che i nostri giovani crescano nella loro capacità critica, così che possano essere dei cittadini completi in grado di agire liberamente nella nostra società.”
- L’ultima domanda la vorrei riservare ai suoi prossimi programmi. Quali sono le principali novità del 2018?
“Le idee di sviluppo riguardano tanti campi. Sicuramente abbiamo in programma di continuare con il progetto San Giovanni attraendo nuove imprese ad alta tecnologia, di potenziare gli interventi anche sull’area occidentale con le iniziative che stiamo valutando di realizzare a Bagnoli e di incrementare il tasso di innovazione anche nelle aree umanistiche con i nostri progetti sulle digital humanities investendo sulla maggiore internazionalizzazione di questi percorsi.”