Di Gianluigi Traettino*
Le Zone Economiche Speciali sono per la Campania un’occasione da non perdere, non solo dal punto di vista economico.
È inutile elencare le debolezze antiche che paga il nostro territorio.
Su un dato però, in qualità di rappresentante della giunta regionale della Campania nel Comitato di indirizzo della ZES, vorrei soffermarmi: è il punteggio che la Commissione Europea assegna alla dotazione infrastrutturale di ciascuna regione europea. Esso va da 0 (carenza assoluta) a 100 (livelli di eccellenza) e il punteggio delle nostre regioni meridionali è mediamente inferiore a 24. Le cause di questo risultato sono molteplici, e non sempre dipendono soltanto dalla riduzione degli investimenti.
Processi decisionali farraginosi e regole spesso solo formali, generano oneri impropri che favoriscono le contrapposizioni e la polverizzazione delle competenze e delle responsabilità. Una recente ricerca del Dipartimento per le politiche dello sviluppo ha rivelato che il 42% dei ritardi di consegna delle opere sono dovuti ai «tempi di attraversamento», forma diplomatica per intendere i tempi morti di ordinaria burocrazia (i passaggi da una fase all’altra, da un ufficio all’altro). Percentuale che sale al 60% se si considera la fase che va dalla progettazione all’affidamento dei lavori.
E il dato paradossale è che questo sistema bizantino di garanzia genera l’effetto opposto: Bankitalia, in un’analisi recente, ha rivelato che alla minore qualificazione degli enti appaltanti corrisponde una più bassa produttività delle imprese che si aggiudicano i lavori. In sintesi le aziende meno capaci si muovono agilmente tra le pieghe dell’inefficienza amministrativa.
In questo scenario le Zone Economiche Speciali rappresentano un’opportunità irripetibile: le ZES hanno come obiettivo quello di attrarre investimenti non solo grazie ai crediti d’imposta ma soprattutto ai tempi più snelli per autorizzazioni e procedure.
Con una sburocratizzazione dei processi riusciremo a ridurre sensibilmente i tempi di realizzazione degli investimenti che decidiamo di fare. Perché il tempo, ed è questo il dato culturale che dobbiamo acquisire, è una risorsa fondamentale in un mercato globale che viaggia a una velocità mai vista.
Le Zone Economiche Speciali rappresentano dunque un’occasione di sviluppo economico e culturale senza eguali, e le scelte politiche degli organismi regionali vanno in questa direzione.
*Presidente Confindustria Caserta