La visione degli operatori campani
Il confronto tra Francesco Luise di Marina Molo Luise, Luisa Del Sorbo di Stabia Main Port, Salvatore La Mura di Marina di Stabia e Agostino Gallozzi di Marina D’Arechi
di A. C.
- Quali sono i fronti su cui puntare per accrescere l’impatto economico?
- Luise. “Nella portualità turistica bisogna puntare sul miglioramento delle risorse, in termini di adeguamento anche dei vecchi scali. Per poter essere competitivi, le istituzioni dovrebbero considerare non solo i nuovi Marina, ma anche i vecchi scali in un’ottica di ristrutturazione e adeguamento. Punti di approdo più piccoli come quelli di Piano di Sorrento o il molo di Napoli andrebbero rivisti in quest’ottica”.
- Del Sorbo. “Non possiamo pensare che il porto, come location, sia un investimento imprenditoriale statico, cambia come cambia il mercato e questo cambiamento lo registrano gli agenti marittimi che operano direttamente con gli armatori. Gli interlocutori principali nel nostro settore, per quanto riguarda la portualità, sono gli agenti marittimi perché possono consigliarci e indirizzarci su quelli che possono essere i cambiamenti del porto stesso”.
- La Mura. “I fronti sono quelli dell’accoglienza del territorio, di fare rete e creare più cooperazione per invogliare i diportisti a beneficiare delle nostre bellezze naturali”.
- Gallozzi. “Abbiamo un sistema di hardware fenomenale, per hardware intendo le nostre caratteristiche territoriali. La Campania ha un insieme di attrattori naturali, storici e culturali insuperabili. Adesso abbiamo anche un insieme di porti turistici di grandissima qualità. Dobbiamo, ora, sviluppare il software. Dobbiamo mettere in rete quello che abbiamo e creare una serie di servizi che rendano la nostra regione complessivamente attrattiva per il segmento. L’obiettivo è creare valore aggiunto puntando sui servizi e sulle attività collegate che rendono il territorio più fruibile per una clientela esigente. In questo ambito rientra anche il tema dell’equipaggio e della cantieristica. Dobbiamo lavorare su due elementi fondamentali: il territorio e le infrastrutture”.
- Dallo studio è emerso che il settore diportistico si concentra nel periodo giugno-settembre. Come si può destagionalizzarlo e incrementarlo anche nei mesi invernali?
- Luise. “Con un’offerta differenziata e, in questa prima fase del progetto, lavorando molto sui costi per l’utenza. L’unica leva disponibile in questo momento per noi operatori è quella legata ai prezzi di ormeggio. Dobbiamo puntare ad essere attrattivi anche nei periodi invernali”.
- Del Sorbo. “È semplice come risposta, ma difficile da attuare. Ci vorrebbero investimenti su infrastrutture come la cantieristica e si dovrebbe iniziare a creare la logistica per permettere a mega e giga yacht di lavorare in inverno nelle nostre zone. In inverno, in genere, si lavora per rimettere l’unità in perfetto funzionamento, recuperarla completamente, fare refitting: oggi non siamo attrezzati. Siamo anche penalizzati dai limiti burocratici che frenano gli investimenti di chi vorrebbe potenziare le proprie infrastrutture. Mi riferisco alle difficoltà tecniche, alle autorizzazioni, alle sovraintendenze. Un numero elevato di interlocutori che non facilitano gli investimenti al punto che quando, poi, il progetto è pronto non risulta più all’avanguardia rispetto alla domanda”.
- La Mura. “Attraverso un discorso di carattere territoriale. L’equipaggio d’inverno ha delle esigenze che la Marina o il cantiere singolarmente non sono in grado di soddisfare. Lo studio ricordava che uno dei motivi per cui viene scelta una location è legato alla qualità della vita, alla presenza di scuole internazionali per i figli. È da rilanciare il tema degli equipaggi italiani. Il territorio e le istituzioni dovrebbero valorizzare il contesto e agevolare le Marine a invogliare gli equipaggi a restare in inverno. È fondamentale anche adeguare le strutture cantieristiche per servire imbarcazioni di 50 metri”.
- Gallozzi. “Per puntare alla destagionalizzazione in Campania, bisogna lavorare su fattori ulteriori rispetto alle infrastrutture. Il primo elemento su cui lavorare sono gli equipaggi. Sono loro che d’inverno decidono dove sistemare l’imbarcazione e lo fanno sulla base di due elementi: il livello di vivibilità e di gradevolezza di vita per loro stessi, il che significa anche un ambiente internazionale con le scuole adeguate, e la presenza di cantieri in grado di fare manutenzioni per le grandi imbarcazioni. Il tema è molto complicato. Attiriamo d’estate perché il posto è bellissimo. Bisogna andare a verificare la strategia dei nostri competitor e capire quali sono gli elementi che consentono di trattenere le imbarcazioni. I primi elementi su cui lavorare per allungare la stagione sono: l’equipaggio, la sicurezza dell’area perché bisogna tener presente che si lasciano imbarcazioni dal valore di centinaia di milioni di euro e la cantieristica.”
- È d’accordo con la creazione del brand Campania per promuovere il territorio con un progetto comune o, secondo lei, ci sarebbe bisogno di altro?
- Luise. “È un’ipotesi da poter percorrere, ma non è la sola. È sicuramente un buon punto di partenza. Il marchio di territorio è il passo fondamentale per far conoscere all’estero la nostra offerta. Bisogna creare una sinergia che dia la possibilità agli operatori di comunicare meglio e di poter integrare l’offerta in modo unitario”.
- Del Sorbo. “Assolutamente sì. La ricetta è basata sulla sinergia tra gli imprenditori, che siano i porti o gli operatori del settore. Lavorare ad un progetto unico sicuramente è la soluzione per iniziare a presentarci a livello internazionale in modo competitivo. La sinergia è sempre stata la difficoltà di noi campani. Riuscirci significherebbe metterci alla pari di altre regioni italiane. Ad esempio nella zona di Viareggio sono tantissimi i cantieri nautici. Lavorano tutti insieme, collaborano e si presentano come interlocutore unico anche per indirizzare le scelte politiche regionali. In Campania, invece abbiamo difficoltà”.
- La Mura. “È utile ma, per retaggi mentali, il napoletano difficilmente fa squadra. Questa è la strada da seguire”.
- Gallozzi. “Sono tra i fautori di quest’idea. Per presentarci come alternativa ad aree vaste, come la Costa azzurra, sarebbe corretto, nelle specificità di ciascuno, ragionandoci bene e, evitando sovrapposizioni, avere la possibilità di presentarci come area vasta, attrezzata per la nautica da diporto e con una vocazione molto forte sul segmento lusso. È uno degli elementi per avere successo in questo settore. È come mettere insieme un grande puzzle, una tessera da sola non basta. Verrebbe fuori un puzzle che si potrebbe chiamare Grande nautica da diporto in Campania. Le tessere sono: gli equipaggi, la cantieristica, la sicurezza e la connettività”.