Quattro domande a…
Domenico Ciruzzi: per il waterfront non solo servizi, ma iniziative innovative
Il Presidente della Fondazione Premio Napoli invita a fare di più per l’integrazione con la città
di Emilia Leonetti
1. Presidente Domenico Ciruzzi, qual è la sua conoscenza del porto di Napoli?
“Devo confessare che la mia conoscenza è scarsa. Indotta prevalentemente dalle cronache dei giornali. Ultimamente mi ha molto colpito la notizia, riportata da diverse testate, che i fumi prodotti dai motori accesi delle navi all’ormeggio sono superiori a quelli emessi dalle auto. Mi farebbe piacere se sul tema ambientale e sulla sostenibilità dello scalo si intervenisse in maniera più incisiva. Mi rendo conto che avviare progetti come la costruzione di impianti per l’alimentazione elettrica delle navi richieda tempo, investimenti, accordi, ma per l’interesse comune spero che si prosegua sulla strada intrapresa, di recente, con la firma del protocollo tra AdSP di Napoli, Enel e Caremar”
2. Nel tempo la sua idea del porto è cambiata. Soprattutto secondo Lei il porto è la città?
“La mia idea è che il porto non è ancora parte integrante della città. Esiste ancora, nonostante l’abbattimento nel 2000 della cancellata che lo separava dalla città, una distanza fisica oltre che mentale. La distanza fisica, non è solo dovuta ai cantieri tutt’ora aperti di Piazza Municipio per la costruzione della metropolitana, ma anche alla scarsa accoglienza delle banchine che rientrano nel waterfront dello scalo. La distanza mentale è, per me, dovuta all’idea che il mare non è più legato al viaggio, all’avventura. Il mare non è più vissuto come spazio vasto. Oggi questa funzione la svolge l’Aeroporto di Capodichino perché l’aereo, l’aria, rappresentano l’idea dell’avventura e del viaggio. Il globo non è più dominato dal mare come piattaforma che unisce Paesi e Continenti, ma dall’aria. E’ per me singolare notare che la globalizzazione che porta in sé l’idea del superamento dei sovranismi venga invece riaffermata dall’onda populista che sta invadendo l’Europa.”
3. Lei è Presidente di una delle principali istituzioni culturali di Napoli. In che modo il porto può essere uno spazio di connessione tra culture e mondi diversi, oltre a essere un’ importante infrastruttura per lo scambio di merci e di persone?
“Ritengo che l’ambito di connessione sia rappresentato dal Mar Mediterraneo. Su questo credo si debba lavorare insieme, come le dicevo, all’accoglienza. Un’accoglienza adeguata ai tempi e quindi indirizzata non solo sui servizi ma anche su iniziative che fungano da attrattori e che siano innovative. Il porto dovrebbe diventare, almeno nell’area del waterfront, una nuova città in movimento.”
4.Come cittadino, oltre che come intellettuale di spicco della nostra città, cosa si aspetta dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale?
“L’Autorità di Sistema Portuale dovrebbe, d’intesa con il Comune di Napoli e con la Sovritendenza, creare una struttura museale che accolga i grandi flussi di turisti e anche di cittadini che passano per lo scalo. So che è in corso un progetto per realizzare un Museo del Mare agli ex Magazzini Generali. Bisognerà però attendere la definizione del progetto per valutare non solo la qualità architettonica dell’intervento ma anche la sua definitiva destinazione. Mi aspetto che quando sarà pronto il progetto si presenti alla città.”