Quattro domande a…
Luigi Merlo: attuare quanto previsto dalla legge di riforma dei porti
Il Presidente di Federlogistica: riprendere il programma “Connettere l’Italia”
di Emilia Leonetti
- Lei è stato Presidente dell’Autorità Portuale di Genova, ha lavorato alla riforma dei porti con il l’ex Ministro Delrio, come valuta le discussioni in corso sulla trasformazione delle AdSP? Pensa che vi siano delle modifiche da apportare alla legge del 2016 o che sia opportuno cambiare la forma giuridica come auspicato da alcuni?
“Penso che bisogna attuare quanto previsto dalla legge. Cosa che non sta avvenendo, perché non decolla la Conferenza nazionale dei Presidenti, così come la pianificazione centrale dei piani regolatori portuali o come la regolamentazione sulle concessioni demaniali. C’è ancora molto da fare e non credo che il problema sia cambiare la forma giuridica. Anche perché le SPA non risolverebbero i problemi di carattere burocratico. Sarebbe, invece, opportuno togliere le AdSP dall’ elenco Istat e dalla legge 165 per le PA. Per non parlare della mancata nomina del Presidente di Messina e Goia Tauro. Ritengo che non sia facile conoscere appieno i meccanismi di funzionamento delle AdSP e che per questo si dovrebbe essere disponibili ad ascoltare Assoporti o chi opera nel settore marittimo”
- Da alcuni mesi è Presidente di Federlogistica. Si discute molto sulla necessità di creare un sistema intermodale incentrato su un efficiente collegamento mare-ferro-gomma e che sia connesso agli interporti . Ritiene che si stia lavorando in questa direzione, nello spirito di dare attuazione alla legge del 2016?
“Su questo devo dire che vi sono alcune realtà più virtuose e altre meno. Certamente la discussione in atto sul Corridoio Europeo, partendo dalla TAV, sta creando notevoli incertezze sul mercato. Così come manca la consapevolezza e l’attenzione verso i grandi player del settore della logistica che possono, invece, fornire un grande impulso. Penso ad esempio ad AMAZON che è divenuto di recente socio di Federlogistica. Sull’interconnessione mare-ferro-.gomma, cui faceva riferimento, i piani di RFI sull’”ultimo miglio” vanno a rilento, perché non è chiaro se si vuole incentivare il ferro-bonus e il mare-bonus. Intendo dire che il tema della creazione di un sistema logistico non riguarda solo la parte infrastrutturale ( linee ferroviarie, raccordi, connessioni tra le diverse modalità di trasporto) .”
- I porti del sistema portuale italiano viaggiano a due velocità. Quelli del nord, penso a Genova e Trieste, sono sul piano infrastrutturale più avanzati. Cosa che si riflette sui volumi di traffico nel settore commerciale in particolare. A cosa è dovuta questa disparità? Soprattutto in che modo bisognerebbe procedere per ridurre il gap ?
“Intanto c’è una questione che riguarda il mercato e anche la presenza di significative realtà imprenditoriali che sono alla base dello scambio commerciale con altri Paesi (import e export). Poi altro tema importante è la capacità di un territorio di fornire servizi efficienti, e per quanto riguarda i porti di praticare tariffe concorrenziali e di avere infrastrutture moderne. In Italia, i porti con un sistema di collegamento su ferro competitivo, attualmente sono solo Trieste e La Spezia. Gli altri presentano limitazione diverse: dai colli di bottiglia, a gallerie fuori sagoma, alla mancanza di collegamenti su ferro. Cosa fare? Non dipende solo dalle Autorità Portuali, molto dipende dal Governo. Dalla capacità di fare una politica sul ferro così come previsto nel piano “Connettere l’Italia”.
- ZES, come valuta la scelta del Governo di estendere il Decreto semplificazione anche al Nord. Non crede che sia un errore? Per riequilibrare il sud con il nord non bisognerebbe dare forza al sistema portuale sviluppando uno strumento così importante come la creazione delle aree ZES?
“Devo precisare che le condizioni non sono le stesse. Le agevolazioni fiscali, il sostegno alle imprese che investono nelle aree ZES del Sud, sono altra cosa rispetto alle “semplificazioni amministrative” previste nel Decreto ed estese anche al Nord. Il punto, per me, importante è come riuscire ad attrezzare le aree del Sud, sedi delle ZES, in modo da favorire l’insediamento di nuove imprese. “